François de Nomé, Monsù Desiderio (Metz circa 1593 - Napoli dopo 1644)
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François de Nomé, Monsù Desiderio (Metz circa 1593 - Napoli dopo 1644)

Palazzo in un giardino immaginario

Details
François de Nomé, Monsù Desiderio (Metz circa 1593 - Napoli dopo 1644)
Palazzo in un giardino immaginario
olio su tela
cm 51x60
Provenance
Asta Finarte, Roma, 2-VI-1987, lotto 270.
Literature
M. R. Nappi, François De Nomé e Didier Barra, l'enigma Monsù Desiderio, Milano-Roma, 1991, p. 60, A12 (ill. a col.)
Special notice
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Lot Essay

Maria Rosaria Nappi cataloga il presente dipinto tra le "opere [di de Nomé] in cui in luogo di architetture complesse il pittore raffigura solo un palazzo di grandi dimensioni inserito in un giardino (A8). La rappresentazione del giardino all'italiana sembra rifarsi alla realtà per la presenza di alcuni particolari come le cordicelle che reggono il piccolo cipresso in uno dei vasi di bordura dell'aiuola. L'attenzione rivolta dal pittore alle piante in vaso, presenti anche in altri dipinti giovanili, denota un senso dell'osservazione degli aspetti più minuti del mondo circostante e contrasta con la mancanza di realismo che caratterizza generalmente le sue composizioni. Il giardino all'italiana costituisce un soggetto prediletto per alcuni paesaggisti del Cinquecento fiammingo e, talvolta, assume anche significati simbolici [...…]. Il tema era conosciuto sia nell'ambito di Elsheimer che dai pittori vicini al Brill: può quindi essere giunto al pittore che lo ripropone soprattutto nelle sue opere giovanili" (cf. M.R. Nappi, op. cit., p. 60). Sempre la stessa studiosa indica raffronti del presente dipinto con il 'Castello immaginario' (A19) e con i 'Martirii di Santi' già a Roma, collezione Bloch, e prospetta analogie di tutto questo gruppo di opere rispetto ad un seguace anonimo di de Nomé, che la studiosa definisce col nome di intesa di Maestro dell'Arco di Castelnuovo.
È possibile che una fonte di ispirazione per la raffigurazione del giardino all'italiana nel presente dipinto sia stata data da esempi divenuti canonici già nel Seicento, come il giardino di Villa Medici a Roma.