Giacomo Ceruti (Milano 1698-1767)
Where there is no symbol Christie's generally sell… Read more
Giacomo Ceruti (Milano 1698-1767)

Il bravo; e Vecchia contadina

Details
Giacomo Ceruti (Milano 1698-1767)
Il bravo; e Vecchia contadina
olio su tela
94.7 x 79.4 cm. (2)
Provenance
Monti della Corte, Nigoline di Corte Franca, Brescia.
Literature
R. Cipriani e G. Testori, I pittori della realtà in Lombardia, catalogo, Milano, Palazzo Reale, Milano, 1953, p. 72, n. 140-1, tav. 140-1.
R. Longhi, 'Dal Moroni al Ceruti: i pittori della realtà in Lombardia', Paragone, maggio 1953, fig. 16.
C. Boselli, 'Novità su Giacomo Antonio Ceruti detto il 'Pitocchetto'', Commentari dell'Ateneo di Brescia, CLIII, 1954, p. 93.
B. Passamani, La pittura dei secoli XVII e XVIII, in Storia di Brescia, Milano, 1964, III, p. 675.
F. M. Ferro, Giacomo Ceruti, Milano, 1966, tav. IX.
L. Mallè e G. Testori, Giacomo Ceruti e la ritrattistica del suo tempo nell'Italia settentrionale, catalogo, Torino, Galleria civica d'arte moderna, febbraio-marzo 1967, pp. 27, 33, 52, n.42-3, tav.10-11.
U. Ruggeri, 'Ceruti a Torino', Critica d'arte, XIV, aprile 1967, p. 6.
L. Tognoli, G. F. Cipper, il 'Todeschini' e la pittura di genere, Bergamo, 1976, p. 117 fig. 159, 120.
V. Caprara, Ceruti, Giacomo Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, 1980, vol. XXIV, p. 62.
F. Arisi, 'Il 'Ritratto di condottiero' del Ceruti, cinque battaglie ed altro', Memorie bresciane, 1981, I, n. 1, nota 16.
M. Chiarini, e Portrait en Italie au Siècle du Tiepolo, catalogo, Parigi, Musé du Petit Palais, maggio-settembre 1982, Parigi, 1982, p. 48, n. 5-6.
M. Gregori, Giacomo Ceruti, Cinisello Balsamo, 1982, pp. 67, 228-229, tav. 78-9.
M. Bona Castellotti, La pittura lombarda del '700, Milano, 1986, tav. 185.
F. Frangi, 'Il bravo' e 'Vecchia contadina', in M. Gregori, Giacomo Ceruti. Il Pitocchetto, catalogo, Brescia, Monastero di S. Giulia, giugno-ottobre 1987, Cinisello Balsamo, 1987, pp. 177-8, cat. 32-3, pp. 106-107, tav. 32-3.
Exhibited
reca etichetta 'Mostra Pittori della realtà in Lombardia/Milano-Aprile-Luglio 1953/N. 46' (sul retro del telaio del primo); etichetta 'Galleria Civica d'Arte Moderna-Torino'/Mostra Giacomo Ceruti e la ritrattistica del suo tempo in Italia/N. 42-3 (1967) /Proprietario: Nigoline di Corte Franca/Barone A. Monti della Corte' (sul retro del telaio del primo); ed altra etichetta 'Mostra Ritratto Italiano '700 a Parigi' 1982 (sul retro del telaio di entrambi);
Brescia, Monastero di Santa Giulia, 1987, n. 32-33.
Special notice
Where there is no symbol Christie's generally sells lots under the Margin Scheme. The final price charged to Buyer's for each lot, is calculated in the following way: 24% on the hammer price of the first € 150,000,00 18.5% on the hammer price for any amount in excess of € 150,000,00.
Sale room notice
Per il presente lotto è stato avviato un provvedimento di dichiarazione di importante interesse da parte della Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per le Provincie di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Pavia Sondrio Varese.
The Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per le Provincie di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Pavia Sondrio Varese has begun a process of declaring this work of national importance.

Lot Essay

Giacomo Ceruti appartenne a quelli che Roberto Longhi definì i 'pittori della realtà', fautori di una pittura attenta all'umile vita di strada. Questa tendenza, nata nella provincia lombarda - tra Bergamo e Brescia - sulla fine del Cinquecento con Moretto e Savoldo, fiorì nel secolo seguente con Caravaggio, culminando nel Settecento proprio con Giacomo Ceruti, che dipinse 'ritratti di uomini comuni e infelici, senza commento, ma grandi come il vero' (cf. Longhi in Cipriani e Testori cit., p. XVII). Nel 1953 a Milano a questi pittori fu dedicata una storica mostra e qui furono esposti per la prima volta le tele di Ceruti, Il Bravo e la Vecchia contadina.
I dipinti in esame risalgono al quarto decennio del Settecento (Gregori cit., p. 67, e Frangi cit., p. 177). A partire dagli anni venti del Settecento Ceruti si specializzò nel ritrarre contadini, soldati e mendicanti, tanto da essere noto nella storia dell'arte con il soprannome il 'Pitocchetto' ('pitocco' è il nome che nel Cinquecento sta ad indicare il rozzo panno marrone e nero con cui si vestivano i mendicanti). La sua adesione a quel mondo di vagabondi è testimoniata dall'Autoritratto come pellegrino Bassi-Rathgeb di Abano Terme (1737).
La coppia dei quadri qui offerti fu sicuramente nella collezione bresciana 'ab antiquo', a riprova del favore che tale pittura incontrò presso l'aristocrazia locale. Nel Settecento infatti Brescia, politicamente assoggettata alla Serenissima, fu centro attivo e culturamente vivace, attento a quanto succedeva a Milano e in Francia. Tra i committenti certi del pittore si annovera la famiglia Avogadro che possedeva tele di 'pitocchi' (ora disperse in coll. priv.), padre Giulio Barbisoni e la famiglia Lechi, proprietaria da sempre de La fantesca ferita (B. Passamani, Brescia e Ceruti, in Gregori 1987, p. 20).
Seppur di identiche misure e della medesima provenienza, il pendant sta a 'documentare la variabilità stilistica del Ceruti, la diversità dell'esecuzione, più libera e riassuntiva nel Bravo, più insistita in senso naturalistico nella Vecchia contadina' (Frangi cit., p. 177).
Sullo sfondo scabro è ritratto di scorcio, quasi al naturale, un bravo, soldato al soldo dei nobili del tempo. Aleggia sulla figura un senso di rassegnazione e di stanchezza più che di spavalderia, quasi si trattasse di un accattone destinato ad impigrire nelle piazze piuttosto che a brandire armi (Gregori cit.).
Statica si staglia la vecchia contadina, la cui sagoma spicca sullo sfondo chiaro e luminoso, dove proietta un'ombra profonda. Il volto e le mani sono segnate da profonde rughe. Secondo Luisa Tognoli, 'la poesia è data dallo sguardo sfuggente, dalle mani posate una sull'altra, come di chi non sa dove metterle, perché sono mani gonfie e sformate, poco abituate a una posizione di riposo' (Tognoli cit., p. 120). Nell'estrema povertà del vestiario, spicca la stoffa lucida della mantellina a righe della donna, la cui qualità materica è affine a quella dai toni rossi, rosa e bianchi del fazzoletto che fuoriesce dal cappello del soldato.
Certamente tale maniera non è priva di riferimenti colti, che vanno dalla scuola del nord Europa, Keil e Snayers, agli italiani, Bellotti, Cifrondi e Todeschini, nonché alle stampe di Callot. Tuttavia questa pittura dai colori netti e non mescolati dovette piacere molto anche a pittori dell'Ottocento come Courbet, che vi vide un approccio 'moderno' ai temi della realtà.