Lot Essay
Giacomo Ceruti appartenne a quelli che Roberto Longhi definì i 'pittori della realtà', fautori di una pittura attenta all'umile vita di strada. Questa tendenza, nata nella provincia lombarda - tra Bergamo e Brescia - sulla fine del Cinquecento con Moretto e Savoldo, fiorì nel secolo seguente con Caravaggio, culminando nel Settecento proprio con Giacomo Ceruti, che dipinse 'ritratti di uomini comuni e infelici, senza commento, ma grandi come il vero' (cf. Longhi in Cipriani e Testori cit., p. XVII). Nel 1953 a Milano a questi pittori fu dedicata una storica mostra e qui furono esposti per la prima volta le tele di Ceruti, Il Bravo e la Vecchia contadina.
I dipinti in esame risalgono al quarto decennio del Settecento (Gregori cit., p. 67, e Frangi cit., p. 177). A partire dagli anni venti del Settecento Ceruti si specializzò nel ritrarre contadini, soldati e mendicanti, tanto da essere noto nella storia dell'arte con il soprannome il 'Pitocchetto' ('pitocco' è il nome che nel Cinquecento sta ad indicare il rozzo panno marrone e nero con cui si vestivano i mendicanti). La sua adesione a quel mondo di vagabondi è testimoniata dall'Autoritratto come pellegrino Bassi-Rathgeb di Abano Terme (1737).
La coppia dei quadri qui offerti fu sicuramente nella collezione bresciana 'ab antiquo', a riprova del favore che tale pittura incontrò presso l'aristocrazia locale. Nel Settecento infatti Brescia, politicamente assoggettata alla Serenissima, fu centro attivo e culturamente vivace, attento a quanto succedeva a Milano e in Francia. Tra i committenti certi del pittore si annovera la famiglia Avogadro che possedeva tele di 'pitocchi' (ora disperse in coll. priv.), padre Giulio Barbisoni e la famiglia Lechi, proprietaria da sempre de La fantesca ferita (B. Passamani, Brescia e Ceruti, in Gregori 1987, p. 20).
Seppur di identiche misure e della medesima provenienza, il pendant sta a 'documentare la variabilità stilistica del Ceruti, la diversità dell'esecuzione, più libera e riassuntiva nel Bravo, più insistita in senso naturalistico nella Vecchia contadina' (Frangi cit., p. 177).
Sullo sfondo scabro è ritratto di scorcio, quasi al naturale, un bravo, soldato al soldo dei nobili del tempo. Aleggia sulla figura un senso di rassegnazione e di stanchezza più che di spavalderia, quasi si trattasse di un accattone destinato ad impigrire nelle piazze piuttosto che a brandire armi (Gregori cit.).
Statica si staglia la vecchia contadina, la cui sagoma spicca sullo sfondo chiaro e luminoso, dove proietta un'ombra profonda. Il volto e le mani sono segnate da profonde rughe. Secondo Luisa Tognoli, 'la poesia è data dallo sguardo sfuggente, dalle mani posate una sull'altra, come di chi non sa dove metterle, perché sono mani gonfie e sformate, poco abituate a una posizione di riposo' (Tognoli cit., p. 120). Nell'estrema povertà del vestiario, spicca la stoffa lucida della mantellina a righe della donna, la cui qualità materica è affine a quella dai toni rossi, rosa e bianchi del fazzoletto che fuoriesce dal cappello del soldato.
Certamente tale maniera non è priva di riferimenti colti, che vanno dalla scuola del nord Europa, Keil e Snayers, agli italiani, Bellotti, Cifrondi e Todeschini, nonché alle stampe di Callot. Tuttavia questa pittura dai colori netti e non mescolati dovette piacere molto anche a pittori dell'Ottocento come Courbet, che vi vide un approccio 'moderno' ai temi della realtà.
I dipinti in esame risalgono al quarto decennio del Settecento (Gregori cit., p. 67, e Frangi cit., p. 177). A partire dagli anni venti del Settecento Ceruti si specializzò nel ritrarre contadini, soldati e mendicanti, tanto da essere noto nella storia dell'arte con il soprannome il 'Pitocchetto' ('pitocco' è il nome che nel Cinquecento sta ad indicare il rozzo panno marrone e nero con cui si vestivano i mendicanti). La sua adesione a quel mondo di vagabondi è testimoniata dall'Autoritratto come pellegrino Bassi-Rathgeb di Abano Terme (1737).
La coppia dei quadri qui offerti fu sicuramente nella collezione bresciana 'ab antiquo', a riprova del favore che tale pittura incontrò presso l'aristocrazia locale. Nel Settecento infatti Brescia, politicamente assoggettata alla Serenissima, fu centro attivo e culturamente vivace, attento a quanto succedeva a Milano e in Francia. Tra i committenti certi del pittore si annovera la famiglia Avogadro che possedeva tele di 'pitocchi' (ora disperse in coll. priv.), padre Giulio Barbisoni e la famiglia Lechi, proprietaria da sempre de La fantesca ferita (B. Passamani, Brescia e Ceruti, in Gregori 1987, p. 20).
Seppur di identiche misure e della medesima provenienza, il pendant sta a 'documentare la variabilità stilistica del Ceruti, la diversità dell'esecuzione, più libera e riassuntiva nel Bravo, più insistita in senso naturalistico nella Vecchia contadina' (Frangi cit., p. 177).
Sullo sfondo scabro è ritratto di scorcio, quasi al naturale, un bravo, soldato al soldo dei nobili del tempo. Aleggia sulla figura un senso di rassegnazione e di stanchezza più che di spavalderia, quasi si trattasse di un accattone destinato ad impigrire nelle piazze piuttosto che a brandire armi (Gregori cit.).
Statica si staglia la vecchia contadina, la cui sagoma spicca sullo sfondo chiaro e luminoso, dove proietta un'ombra profonda. Il volto e le mani sono segnate da profonde rughe. Secondo Luisa Tognoli, 'la poesia è data dallo sguardo sfuggente, dalle mani posate una sull'altra, come di chi non sa dove metterle, perché sono mani gonfie e sformate, poco abituate a una posizione di riposo' (Tognoli cit., p. 120). Nell'estrema povertà del vestiario, spicca la stoffa lucida della mantellina a righe della donna, la cui qualità materica è affine a quella dai toni rossi, rosa e bianchi del fazzoletto che fuoriesce dal cappello del soldato.
Certamente tale maniera non è priva di riferimenti colti, che vanno dalla scuola del nord Europa, Keil e Snayers, agli italiani, Bellotti, Cifrondi e Todeschini, nonché alle stampe di Callot. Tuttavia questa pittura dai colori netti e non mescolati dovette piacere molto anche a pittori dell'Ottocento come Courbet, che vi vide un approccio 'moderno' ai temi della realtà.