Ignazio e Luigi Ravelli (Piemonte, 1791 circa)
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Ignazio e Luigi Ravelli (Piemonte, 1791 circa)

Coppia di importanti commodes demi lune in legni di frutto, altri legni e bronzo dorato.

Details
Ignazio e Luigi Ravelli (Piemonte, 1791 circa)
Coppia di importanti commodes demi lune in legni di frutto, altri legni e bronzo dorato.
piano in marmo verde antico a sostituzione di originario piano intagliato, fregi e perlinature in bronzo, scene con capricci architettonici e rovine su un grande sportello centrale e due laterali fiancheggiati da lesene, gambe tronco piramidali terminanti in piccoli zoccoli, una commode reca la data 1791 sul retro (difetti, piani non coevi)
largh. cm 136, alt. cm 88,5, prof. cm 53 (2)
Provenance
Già Collezione Pietro Accorsi, Torino, 1950-1952.
Literature
E. Quaglino, Mobili regionali italiani, Il Piemonte, Milano, 1966, p. 156.
G. Chiesa, Il Settecento, Milano, 1974, p. 39, n. 3.
P. San Martino, Scena e capriccio nelle tarsie del laboratorio di Ignazio e Luigi Ravelli ebanisti, 1800 circa, in 'Studi Piemontesi', XXVI, 2, 1987.
A. Gonzales-Palacios, I Ravelli, certo e incerto, in 'Il gusto dei principi. Arte di corte del XVII e del XVIII secolo', Milano, 1993, pp. 264, 342-343.
Per commodes simili e bibliografia di confronto si veda:
C. Rava, Il Mobile Italiano del Settecento, Milano, 1970, p. 39, n. 3.
E. Castelnuovo, M. Rosci (a cura di), Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna 1773-1861, Torino, 1980, v. 1, p. 119, scheda a cura di E. Bracceschi.
R. Antonetto, Minusieri ed Ebanisti del Piemonte, Torino, 1985, pp. 350-353.
G. Ferraris, A. Gonzales-Palacios, R. Valeriani (a cura di), Pietro Piffetti e gli ebanisti a Torino 1670-1838, Torino, 1992, p. 291.
A. Gonzales-Palacios, I Ravelli, certo e incerto, in 'Il gusto dei principi. Arte di corte del XVII e del XVIII secolo', Milano, 1993, pp. 264, 342-343, 363-366.
H. C. Fioratti, Il mobile italiano, Milano, 2004, p. 220.
E. Colle, Il mobile neoclassico in Italia. Arredi e decorazioni d'interni dal 1775 al 1800, Milano, 2005, pp. 426-427.
Special notice
Where there is no symbol Christie's generally sells lots under the Margin Scheme. The final price charged to Buyer's for each lot, is calculated in the following way: 30% of the final bid price of each lot up to and including € 5.000,00 26% of the excess of the hammer price above €5.000,00 and up and including € 400.000,00 18,5% of the excess of the hammer price above €400.000,00

Lot Essay

Ignazio Ravelli nasce a Vercelli nel 1756 e fin da giovanissimo manifesta una spiccata predisposizione per il disegno e l'architettura. Documenti confermano che già nel 1789 Ravelli lavorava con il figlio per il Duca d'Aosta, futuro Re Vittorio Emanuele III, ma riesce ad ottenere la pensione Regia e l'autorizzazione ad esporre lo Stemma Reale all'interno della sua bottega solo a partire dal 1791, grazie alle sue pregiate imitazioni delle antiche tarsie cinquecentesche piemontesi. Molto curioso il famosissimo aneddoto che ricorda come il giovane Ignazio decise di intraprendere la carriera di ebanista a seguito alla visita del Re presso il Duomo di Sant'Andrea a Vercelli. Il Sovrano pare espresse una tale ammirazione per i lavori di Paolo Sacca che Ravelli decise di intraprendere la carriera di ebanista per suscitare anch'egli tali sensazioni. Di fatto, nel 1829, fu proprio Ignazio Ravelli a restaurare i cori lignei che avevano tanto stupito il sovrano e che erano stati smontati nel 1802 in seguito alle soppressioni napoleoniche, e negli anni successivi accrebbe la sua fama in molti paesi europei grazie ai sui quadri in tarsia.
Il Conte Finocchietti, a circa quarant'anni dalla sua scomparsa, ci conferma che Ignazio Ravelli era un maestro di altissima fama e bravura, tanto che le sue opere si potevano trovare a Vienna, Parigi e Madrid.

L'abbinamento dei due pezzi, simili in molti aspetti, costituisce già di per sè una rarità nel panorama del mobilio abitualmente attribuito ai Ravelli, in quanto la maggior parte degli arredi pubblicati come opera loro in genere si presentano in singole unità. Ad esempio la pregiata commode demi lune del Victoria & Albert Museum, vicinissima a quelle prese in esame nello stile e nella qualità, differisce nel piano, che era anticamente intarsiato nelle due opere proposte in asta e successivamente sostituito con un piano in marmo verde antico.

Nel 1966 Quaglino pubblicò la commode con capricci architettonici, descrivendola come un bellissimo esemplare dell'arte neoclassica torinese della fine del secolo XVIII. La forma a mezzaluna e le ante impiallacciate ed intarsiate erano molto di moda in quel periodo, soprattutto nell'Italia settentrionale dell'area emiliana e che risentono dell'influenza dei lavori di Maggiolini. Il confronto e l'ascendente erano inevitabili, anche perchè Vercelli, dove i nostri ebanisti operavano, rimaneva sotto l'influenza e del Piemonte e della Lombardia. Tuttavia il maestro (non dimentichiamo che Ignazio Ravelli faceva parte del Corpo dei Minusieri ed Ebanisti di Vercelli) rielaborava e aggiornava le ispirazioni maggioliniane in scene di vedute architettoniche e in capricci di rovine abbinati.
Lo schema compositivo dei suoi arredi generalmente prevedeva un ovale centrale incorniciato da greche e affiancato da due laterali, su un fondo più semplice impiallacciato, come quello della commode del Museo Civico Torinese. Le opere qui presentate mostrano invece una lavorazione molto più ricca e accurata, che rimanda necessariamente col pensiero alle tarsie del Piffetti seppure con uno stile meno narrativo. Se infatti le sceneggiature del Piffetti richiedevano uno sforzo intellettivo per una corretta lettura dei lussuosi episodi raffigurati, nelle commode dei Ravelli la composizione delle scene è più tecnica e descrittiva e lo sguardo cade sui dettagli con facilità, riuscendo a cogliere tutte le particolareggiate sfaccettature.
Lo stile è molto più pulito rispetto alla commode del Victoria & Albert, da notare la mirabile maestria non solo nel modulare i chiaroscuri con il caratteristico legno 'violaceo', la raffinatezza degli intarsi e delle mondanature anche nel piccolo formato, ma soprattutto l'assoluta eleganza dimostrata nella composizione delle venature dei legni.
Vi sono rappresentate rispettivamente tre scene di vedute architettoniche e tre capricci con rovine distribuite sull'intera superficie dell'anta e racchiuse entro un semplice profilo in legno scuro.
Il soggetto è ispirato ad alcune incisione di Piranesi, in particolare alle descrizioni delle carceri che Ignazio Ravelli riprodusse in alcuni quadri in tarsia, per i quali era tanto famoso.
Come ricorda Alvarez Gonzàles Palacios 'questo non implica, ovviamente, che tutti i mobili di Ignazio Ravelli debbano essere così ornati [...], ma essendo per il momento queste le sole descrizioni certe dei suoi mobili sarebbe prudente non allontanarsi da questa tipologia quando gli si attribuisca, come qui vogliamo fare, la paternità di qualche arredo.'.