Lot Essay
"Volevo tornare alla poesia con tutti i mezzi possibili"
"I want the return of poetry by all means available"
JANNIS KOUNELLIS
Realizzato nel 1977, questo lavoro rappresenta una delle prime iterazioni di uno dei motivi più importanti di Jannis Kounellis: il treno. L’opera, costituita da un modellino di locomotiva a vapore posto su una base di ferro, mette in luce l’utilizzo da parte dell’artista dei readymade, ossia oggetti appartenenti al quotidiano che dieci anni prima avevano fatto sì che egli fosse eletto a figura chiave del movimento dell'Arte Povera. Kounellis fu affascinato dai treni fin da ragazzo: interesse che avrebbe poi alimentato la sua affinità con l'opera del collega di origine greca Giorgio de Chirico. Egli parla infatti del "trenino di de Chirico che attraversa la Piazza di Torino" riferendosi all'uso che l'artista faceva di tale motivo come metafora del viaggio nell'inconscio. Anche lo stesso Kounellis, nato nella città portuale del Pireo, fu attratto dalle idee del viaggio e dello spostamento, e utilizzerà i modellini dei treni in diverse sue opere: un esempio successivo, attribuito al 2002, è conservato presso la Tate di Londra. Nel 1977, anno in cui realizzò la nostra opera, Kounellis installò nel chiostro di Santa Maria Novella a Firenze un trenino elettrico in miniatura che girava attorno a una colonna, e la stessa performance sarà ripresa a Chicago, nel 1986, ma con proporzioni maggiori.
Cercando di approdare a una nuova comprensione del rapporto tra arte e vita, Kounellis aspirava a distillare una specie di poesia metafisica da idee ed oggetti quotidiani. Dopo la sua prima serie di opere "alfabetiche", nella quale lettere, numeri e altri simboli venivano adoperati per giungere alla creazione di curiosi assemblaggi criptici, abbandonò del tutto la pittura, poiché ne considerava i risultati troppo lontani dal mondo reale. Al contrario iniziò a incorporare nei suoi lavori un’eterogeneità di oggetti e materiali inusuali e non ortodossi: dal fumo e dalle scaffalature, al caffè macinato, al carbone, alle reti dei letti, agli uccelli. Nell’ambito dell'Arte Povera questi materiali sembravano rappresentare il "miracolo economico" italiano, e diventavano espedienti per criticare l'ascesa del consumismo grazie all’utilizzo di sostanze volutamente banali, spesso di carattere industriale. L'utilizzo di un treno a vapore nella presente opera, così come altrove, può essere interpretato in questi termini: quell’oggetto appare davanti allo spettatore come una reliquia proveniente da un altro mondo, eretta su un piedistallo come un’opera in un museo. Proprio come l'uso che fa de Chirico del medesimo elemento, anche per Kounellis il treno diventa simbolo di odissea e di scoperta, simbolo di qualcosa che potrebbe trasportarci nell'ignoto.
Executed in 1977, the present work represents an early iteration of one of Jannis Kounellis’ most important motifs: the train. Comprising a model of a steam engine upon an iron base, it demonstrates the use of readymade, everyday objects that – ten years earlier – had positioned him as a key figure within the Arte Povera movement. Kounellis was fascinated by trains as a boy: an interest that would later fuel his affinity with the work of fellow Greek-born artist Giorgio de Chirico. He spoke of ‘de Chirico’s little train that crosses the Piazza di Torino’, referring to the artist’s use of the motif as a metaphor for the journey into the unconscious mind. Kounellis himself, born in the port town of Piraeus, was also drawn to ideas about voyage and travel, and would use model trains in a number of works – a later example from 2002 is held in Tate, London. In 1977, the year of the present work, Kounellis installed a miniature electric train running around a column in the cloister of Santa Maria Novella in Florence: a performance he would repeat on a mass scale in Chicago in 1986.
Seeking to reach a new understanding of the relationship between art and life, Kounellis aspired to distil a kind of metaphysical poetry from quotidian objects and ideas. After his early series of ‘alphabet’ works, which used letters, numbers and other symbols in curious cryptic formations, he abandoned painting altogether, viewing its results as too distant from the real world. Instead, he began to incorporate a variety of unorthodox, found objects and materials into his work – from smoke and shelving, to ground coffee and coal, to bedframes and birds. Within the context of Arte Povera, such media seemed to respond to the Italian ‘economic miracle’, critiquing the rise of consumerism by employing deliberately banal, often industrial substances. Kounellis’ use of the steam train in the present work and elsewhere may be understood in these terms – here, it looms before the viewer like a relic from another world, enshrined upon a pedestal like an object in a museum. Much like de Chirico’s use of the motif, it stands as a symbol of odyssey and discovery – one that might transport us into the unknown.
"I want the return of poetry by all means available"
JANNIS KOUNELLIS
Realizzato nel 1977, questo lavoro rappresenta una delle prime iterazioni di uno dei motivi più importanti di Jannis Kounellis: il treno. L’opera, costituita da un modellino di locomotiva a vapore posto su una base di ferro, mette in luce l’utilizzo da parte dell’artista dei readymade, ossia oggetti appartenenti al quotidiano che dieci anni prima avevano fatto sì che egli fosse eletto a figura chiave del movimento dell'Arte Povera. Kounellis fu affascinato dai treni fin da ragazzo: interesse che avrebbe poi alimentato la sua affinità con l'opera del collega di origine greca Giorgio de Chirico. Egli parla infatti del "trenino di de Chirico che attraversa la Piazza di Torino" riferendosi all'uso che l'artista faceva di tale motivo come metafora del viaggio nell'inconscio. Anche lo stesso Kounellis, nato nella città portuale del Pireo, fu attratto dalle idee del viaggio e dello spostamento, e utilizzerà i modellini dei treni in diverse sue opere: un esempio successivo, attribuito al 2002, è conservato presso la Tate di Londra. Nel 1977, anno in cui realizzò la nostra opera, Kounellis installò nel chiostro di Santa Maria Novella a Firenze un trenino elettrico in miniatura che girava attorno a una colonna, e la stessa performance sarà ripresa a Chicago, nel 1986, ma con proporzioni maggiori.
Cercando di approdare a una nuova comprensione del rapporto tra arte e vita, Kounellis aspirava a distillare una specie di poesia metafisica da idee ed oggetti quotidiani. Dopo la sua prima serie di opere "alfabetiche", nella quale lettere, numeri e altri simboli venivano adoperati per giungere alla creazione di curiosi assemblaggi criptici, abbandonò del tutto la pittura, poiché ne considerava i risultati troppo lontani dal mondo reale. Al contrario iniziò a incorporare nei suoi lavori un’eterogeneità di oggetti e materiali inusuali e non ortodossi: dal fumo e dalle scaffalature, al caffè macinato, al carbone, alle reti dei letti, agli uccelli. Nell’ambito dell'Arte Povera questi materiali sembravano rappresentare il "miracolo economico" italiano, e diventavano espedienti per criticare l'ascesa del consumismo grazie all’utilizzo di sostanze volutamente banali, spesso di carattere industriale. L'utilizzo di un treno a vapore nella presente opera, così come altrove, può essere interpretato in questi termini: quell’oggetto appare davanti allo spettatore come una reliquia proveniente da un altro mondo, eretta su un piedistallo come un’opera in un museo. Proprio come l'uso che fa de Chirico del medesimo elemento, anche per Kounellis il treno diventa simbolo di odissea e di scoperta, simbolo di qualcosa che potrebbe trasportarci nell'ignoto.
Executed in 1977, the present work represents an early iteration of one of Jannis Kounellis’ most important motifs: the train. Comprising a model of a steam engine upon an iron base, it demonstrates the use of readymade, everyday objects that – ten years earlier – had positioned him as a key figure within the Arte Povera movement. Kounellis was fascinated by trains as a boy: an interest that would later fuel his affinity with the work of fellow Greek-born artist Giorgio de Chirico. He spoke of ‘de Chirico’s little train that crosses the Piazza di Torino’, referring to the artist’s use of the motif as a metaphor for the journey into the unconscious mind. Kounellis himself, born in the port town of Piraeus, was also drawn to ideas about voyage and travel, and would use model trains in a number of works – a later example from 2002 is held in Tate, London. In 1977, the year of the present work, Kounellis installed a miniature electric train running around a column in the cloister of Santa Maria Novella in Florence: a performance he would repeat on a mass scale in Chicago in 1986.
Seeking to reach a new understanding of the relationship between art and life, Kounellis aspired to distil a kind of metaphysical poetry from quotidian objects and ideas. After his early series of ‘alphabet’ works, which used letters, numbers and other symbols in curious cryptic formations, he abandoned painting altogether, viewing its results as too distant from the real world. Instead, he began to incorporate a variety of unorthodox, found objects and materials into his work – from smoke and shelving, to ground coffee and coal, to bedframes and birds. Within the context of Arte Povera, such media seemed to respond to the Italian ‘economic miracle’, critiquing the rise of consumerism by employing deliberately banal, often industrial substances. Kounellis’ use of the steam train in the present work and elsewhere may be understood in these terms – here, it looms before the viewer like a relic from another world, enshrined upon a pedestal like an object in a museum. Much like de Chirico’s use of the motif, it stands as a symbol of odyssey and discovery – one that might transport us into the unknown.