![MANZONI, Alessandro (1785-1873). Magnifica lettera autografa firmata al genero Massimo D'AZEGLIO (la firma è Il tuo vecchio papà Alessandro Manzoni), due pagine 4° picc., Lesa 4 marzo [ma: aprile] 1850 (edita in A.M., Tutte le lettere, a cura di Cesare Arieti; con un'aggiunta di lettere inedite o disperse a cura di Dante Isella, Milano, Adelphi, 1986: lettera 933, tomo II, pp. 520-521): Non sono mai venuto finora a seccarti con mie lettere, confidenze, come confido sempre, che, anche in mezzo agli affari, mi serberesti un cantuccio nella tua memoria. Anzi ho sempre resistito bravamente a chi mi chiedeva di farti sdrucciolar nelle mani qualche raccomandazione. Ora vengo com'io, senza richiesta né suggerimento di nessuno, non fartene una, ma a dirti semplicemente un mio pensiero. Sapevo che il Tommaseo aveva disegnato di venire a passar qualche tempo in questo lago; e mi facevo una festa di rivedere, dopo tante vicende, un antico e caro amico. Vengo](https://www.christies.com/img/LotImages/2002/RMA/2002_RMA_02417_0097_000(052519).jpg?w=1)
Details
MANZONI, Alessandro (1785-1873). Magnifica lettera autografa firmata al genero Massimo D'AZEGLIO (la firma è Il tuo vecchio papà Alessandro Manzoni), due pagine 4° picc., Lesa 4 marzo [ma: aprile] 1850 (edita in A.M., Tutte le lettere, a cura di Cesare Arieti; con un'aggiunta di lettere inedite o disperse a cura di Dante Isella, Milano, Adelphi, 1986: lettera 933, tomo II, pp. 520-521): Non sono mai venuto finora a seccarti con mie lettere, confidenze, come confido sempre, che, anche in mezzo agli affari, mi serberesti un cantuccio nella tua memoria. Anzi ho sempre resistito bravamente a chi mi chiedeva di farti sdrucciolar nelle mani qualche raccomandazione. Ora vengo com'io, senza richiesta né suggerimento di nessuno, non fartene una, ma a dirti semplicemente un mio pensiero. Sapevo che il Tommaseo aveva disegnato di venire a passar qualche tempo in questo lago; e mi facevo una festa di rivedere, dopo tante vicende, un antico e caro amico. Vengo ora a sapere che gli è negato l'ingresso in questo Stato. E siccome mi pare di poter esser sicuro, per la cognizione che ho di lui, che, essendoci ammesso, non ci farebbe cosa veruna che potesse cagionar dispiacere, non che disturbo, così ho pensato che il dirtelo non sarebbe, alla peggio, che un passo inutile. E non vorrei neppure che ti credessi obbligato a rispondere. Se c'è qualcuno il quale deve sapere, per propria esperienza, che si può voler bene a uno senza adoprar la penna, e col quale perciò si possa fare a confidenza in questa parte, ille ego sum. In ogni caso, desidero che questo passo rimanga segreto, perché se si risapesse di là dal fiume sacro, me ne potrebbero venir delle noie, quando avrò pure dovuto passarlo, staccandomi con rammarico da questa cara solitudine. Verrà mai un tempo ch'io possa fare ancora con te di quelle chiacchierate che a me piacevano tanto, e a te non dispiacevano? Dio lo sa. Intanto io lo prego che ti dia ogni benedizione, e particolarmente quelle che ti sono necessarie nel tuo difficile posto [dal '49 al '52 D'Azeglio fu Presidente del Consiglio del Regno di Sardegna]; e t'abbraccio con quell'antico e inalterabile affetto che tu conosci.