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MARCOLINI, Francesco. Le Sorti. Venezia: Francesco Marcolini, 1540. 2°. Grande xilografia sotto il titolo raffigurante un gruppo di uomini e donne intenti a discorrere tra loro nel "Giardino di pensieri", opera di Giuseppe Porta detto il Salviati, al verso del frontespizio ritratto di Marcolini racchiuso in cornice architettonica a piena pagina, sorretta da due cariatidi, la stessa usata per i volumi di Serlio e di Aretino impressi qualche anno prima; la prima sezione del libro contiene 50 incisioni in legno poste nella parte superiore del recto di ogni carta, raffiguranti immagini simboliche, vizi e virtù; i quesiti sono espressi da 90 carte da gioco che circondano l'incisione e da altre 45 carte disposte nel verso della carta a fronte, distribuiti in forma di croce; la sezione successiva è dedicata ai filosofi e contiene altre 50 xilografie rappresentanti appunto i filosofi dell'antichità, poste nel margine superiore sinistro della doppia pagina aperta dove sono collocate a sinistra 31 risposte e a destra altre 24 ai quesiti della precedente sezione, in forma di terzine scritte da Ludovico Dolce; ogni terzina reca a fianco un paio di carte da gioco; al verso dell'ultima carta, marca tipografica di Marcolini inserita in un elaborato cartiglio con volute, attorno al quale s'intrecciano un ramo di ulivo e uno di quercia (rinforzo al margine interno della prima carta, qualche lieve alone di umidità.) Legatura in piena pergamena del sec.XVIII, tassello in pelle con titolo in oro, tagli dorati.
PRIMA EDIZIONE in PERFETTO ESEMPLARE, del più famoso e celebrato libro di Giochi di Fortuna del Cinquecento. Descritta come "piacevolissima opera" cui conviene il titolo di "Giardino de i pensieri", come si legge nella dedicatoria a Ercole II d'Este, nel proemio Marcolini spiega dettagliatamente le regole del "Giuoco di carte piacevolissimo" che si può fare con il presente volume. L'opera è realizzata su imitazione dei giochi di fortuna di Lorenzo Spirito e Sigismondo Fanti. Il privilegio di stampa venne rilasciato in data 19 aprile 1540, il colophon segnala l'avvenuta impressione nel mese di ottobre, e dunque non più di 6 mesi sono occorsi per un'impresa tipografica notevole, condotta in contemporanea ad altri lavori. Rispetto alla precedente tradizione di genere, Marcolini imposta la doppia pagina di stampa su un registro parallelo, iconografico e verbale, che s'intreccia in modo mirabile nelle diverse sezioni del volume. L'abilità del compositore si vede nella capacità di ripensare la struttura tradizionale del libro e la normale sequenza recto/verso di ogni carta, immaginando per la prima volta un intero volume da leggersi a doppia pagina, tenuto assieme da un complicato sistema di rimandi interni che il giocatore apprende nelle pagine iniziali. È ipotizzabile che l'impressione avvenisse in stadi diversi: stampando prima la cornice esterna, quindi le immagini interne e per ultimo il testo, seguendo un modello consueto nella stampa di edizioni musicali. Marcolini stesso, d'altronde, si era formato alla scuola di Ottaviano Petrucci come incisore di testi musicali, una tipologia libraria dove l'adozione sistematica di tale triplice imposizione delle forme era divenuta la norma. Nella logica ludica del suo "ingenioso" inventore, gli strumenti del gioco diventavano un mazzo di carte e il libro stesso, che terrà in mano il giocatore a cui capita la carta più alta del mazzo; costui dovrà gestire il libro come un vademecum da seguire in ogni fase della partita, per dare risposte alle domande che i giocatori porranno. Diversi critici hanno parlato di "manifesto grafico del manierismo tipografico": dal frontespizio al corpus di vignette del volume (solitamente attribuite allo stesso Marcolini), l'opera si configura in effetti come un ineasuribile repertorio di modelli e di situazioni figurative, cui attinsero gli artisti del secondo Cinquecento. Brunet III,1407-08; Casali, Annali, n.54; Sander II,4321.
Ringrazio vivamente la dr.ssa Misiti per le interessanti osservazioni sui procedimenti di stampa dell'edizione, in attesa di leggere il suo prossimo contributo sull'argomento.
PRIMA EDIZIONE in PERFETTO ESEMPLARE, del più famoso e celebrato libro di Giochi di Fortuna del Cinquecento. Descritta come "piacevolissima opera" cui conviene il titolo di "Giardino de i pensieri", come si legge nella dedicatoria a Ercole II d'Este, nel proemio Marcolini spiega dettagliatamente le regole del "Giuoco di carte piacevolissimo" che si può fare con il presente volume. L'opera è realizzata su imitazione dei giochi di fortuna di Lorenzo Spirito e Sigismondo Fanti. Il privilegio di stampa venne rilasciato in data 19 aprile 1540, il colophon segnala l'avvenuta impressione nel mese di ottobre, e dunque non più di 6 mesi sono occorsi per un'impresa tipografica notevole, condotta in contemporanea ad altri lavori. Rispetto alla precedente tradizione di genere, Marcolini imposta la doppia pagina di stampa su un registro parallelo, iconografico e verbale, che s'intreccia in modo mirabile nelle diverse sezioni del volume. L'abilità del compositore si vede nella capacità di ripensare la struttura tradizionale del libro e la normale sequenza recto/verso di ogni carta, immaginando per la prima volta un intero volume da leggersi a doppia pagina, tenuto assieme da un complicato sistema di rimandi interni che il giocatore apprende nelle pagine iniziali. È ipotizzabile che l'impressione avvenisse in stadi diversi: stampando prima la cornice esterna, quindi le immagini interne e per ultimo il testo, seguendo un modello consueto nella stampa di edizioni musicali. Marcolini stesso, d'altronde, si era formato alla scuola di Ottaviano Petrucci come incisore di testi musicali, una tipologia libraria dove l'adozione sistematica di tale triplice imposizione delle forme era divenuta la norma. Nella logica ludica del suo "ingenioso" inventore, gli strumenti del gioco diventavano un mazzo di carte e il libro stesso, che terrà in mano il giocatore a cui capita la carta più alta del mazzo; costui dovrà gestire il libro come un vademecum da seguire in ogni fase della partita, per dare risposte alle domande che i giocatori porranno. Diversi critici hanno parlato di "manifesto grafico del manierismo tipografico": dal frontespizio al corpus di vignette del volume (solitamente attribuite allo stesso Marcolini), l'opera si configura in effetti come un ineasuribile repertorio di modelli e di situazioni figurative, cui attinsero gli artisti del secondo Cinquecento. Brunet III,1407-08; Casali, Annali, n.54; Sander II,4321.
Ringrazio vivamente la dr.ssa Misiti per le interessanti osservazioni sui procedimenti di stampa dell'edizione, in attesa di leggere il suo prossimo contributo sull'argomento.
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