Particolare di paesaggio
Details
Mario Schifano (1934-1998)
Particolare di paesaggio
firmato 'Schifano' (in basso a destra)
matita e pastelli su carta applicata su tela
140 x 100 cm.
Eseguito nel 1964
Opera registrata presso l'Archivio Mario Schifano, Roma, n. 04836211016, come da autentica su fotografia in data 22 ottobre 2021
'LANDSCAPE DETAIL'; SIGNED (LOWER RIGHT); PENCIL AND PASTELS ON PAPER LAID DOWN ON CANVAS
L'opera non richiede Attestato di Libera Circolazione al fine della sua esportazione.
This work does not require an Export License.
Particolare di paesaggio
firmato 'Schifano' (in basso a destra)
matita e pastelli su carta applicata su tela
140 x 100 cm.
Eseguito nel 1964
Opera registrata presso l'Archivio Mario Schifano, Roma, n. 04836211016, come da autentica su fotografia in data 22 ottobre 2021
'LANDSCAPE DETAIL'; SIGNED (LOWER RIGHT); PENCIL AND PASTELS ON PAPER LAID DOWN ON CANVAS
L'opera non richiede Attestato di Libera Circolazione al fine della sua esportazione.
This work does not require an Export License.
Provenance
Studio Marconi, Milano
Roma, asta Finarte, 17 giugno 1998, lotto 209
ivi acquisito dall'attuale proprietario
Roma, asta Finarte, 17 giugno 1998, lotto 209
ivi acquisito dall'attuale proprietario
Literature
M. Meneguzzo, Artisti contemporanei, Mario Schifano, Ravenna 1982, cat. mostra presso la Loggetta Lombardesca a Ravenna, p. 20 (illustrato); p. 41, n. 4 (in elenco)
A. B. Oliva, M. Goldin, Schifano, Opere 1957-1997, Milano 1998, cat. mostra presso il Palazzo Sarcinelli a Conegliano, p. 33 (illustrato)
A. B. Oliva, M. Goldin, Schifano, Opere 1957-1997, Milano 1998, cat. mostra presso il Palazzo Sarcinelli a Conegliano, p. 33 (illustrato)
Exhibited
Parma, Salone delle Scuderie in Pilotta, Mario Schifano, 1974, cat., n. 102 (illustrato); p. 79, n. 102 (in elenco, con dimensioni errate)
Spoleto, Palazzo Racani-Arroni, Mario Schifano, Per esempio, 1998, cat., p. 106 (illustrato, con dimensioni errate)
Comacchio, Palazzo Bellini, Mario Schifano, Opere dal 1959 al 1996, 1999, cat., pp. 22-23 (illustrato)
Spoleto, Palazzo Racani-Arroni, Mario Schifano, Per esempio, 1998, cat., p. 106 (illustrato, con dimensioni errate)
Comacchio, Palazzo Bellini, Mario Schifano, Opere dal 1959 al 1996, 1999, cat., pp. 22-23 (illustrato)
Special notice
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's Resale Right Regulations 2006 apply to this lot, the buyer agrees to pay us an amount equal to the resale royalty provided for in those Regulations, and we undertake to the buyer to pay such amount to the artist's collection agent.
Lotto soggetto a Diritto di Seguito. Secondo le regolamentazioni del 2006 il Diritto di Seguito è applicabile a questo lotto, il compratore acconsente a pagare a noi un importo pari a quello che regolamentazioni prevedono, e noi ci impegniamo nei confronti dell’acquirente a versare tale importo all’agente di riscossione dell’artista.
Further details
Parte della stessa collezione privata dal 1998, Particolare di paesaggio è un esempio eloquente dei celebri paesaggi decostruiti che Mario Schifano realizzò a metà degli anni Sessanta. Quest'opera è datata 1964: lo stesso anno in cui l'artista espose alla Biennale di Venezia una selezione tratta dalla sua serie di Paesaggi anemici, serie strettamente connessa al presente lavoro. Particolare di paesaggio è realizzato a matita e pastello su carta stesa su tela, e vede Schifano smontare giocosamente una scena agreste tradizionale. Su un fondo bianco suddiviso in un reticolo di sezioni, alcune linee tratteggiano diverse aree topografiche. Ciascuna di esse contiene un'etichetta realizzata in stencil che indica il colore previsto: azzurro per il cielo, verde per una collina in lontananza, due montagnette più vicine in marrone dorato e Terra di Siena, e un campo di tutto bianco in primo piano. Sebbene lasciata in gran parte senza riempimento, ogni area e le relative scritte sono colorate con sottili sfumature delle relative tonalità. Schifano ha diluito tratti a pastello, consentendo al colore di scorrere, mentre in corrispondenza di una cucitura tratteggiata in grafite è annotata la scritta a mano grigio, si tratta di uno scarabocchio corsivo in Terra di Siena. Il titolo si sviluppa lungo la base della composizione, con le sue lettere finali tagliate in corrispondenza del bordo destro: un particolare originale che sottolinea come quest'opera di Schifano sia solo un "dettaglio" di una visione più ampia. Particolare di paesaggio non si propone di essere una rappresentazione fittizia di una scena all'aperto, bensì un quadro complesso e autoriflessivo, che esplicita la mappatura della sua stessa materialità e dei meccanismi della sua costruzione. Ricco di tratti gestuali e dettagli ironici, questo lavoro mette in luce anche la bellezza tattile distintiva del lavoro di Schifano.
Alla metà degli anni Sessanta, Schifano si lasciò alle spalle i monocromi astratti e le trasformazioni Pop dei loghi commerciali con cui aveva raggiunto la fama internazionale, e si rivolse invece alla tradizione classica della pittura di paesaggio. Lungi dall'essere una mossa retrograda, l'avvicinamento dell'artista al paesaggio era parte di una più ampia e sofisticata esplorazione della natura della rappresentazione pittorica. Come, tra gli altri, Cézanne, Monet, Matisse avevano fatto uso, quasi un secolo prima, del paesaggio per veicolare concezioni artistiche d'avanguardia, anche Schifano si trovò così a sovvertire in modo creativo i cliché e le componenti di quel genere pittorico da un punto di vista parodistico e postmoderno. Esplicitando le finzioni che sono parte di tutte le forme d'arte, Schifano scompone il suo Particolare di paesaggio in modo da non raffigurare una veduta ma piuttosto, come ha scritto Claire Gilman, "l'atto e il fatto stesso di vedere; i mezzi materiali con cui vediamo" (C. Gilman, Mario Schifano, Beyond the Monochrome, in "Mario Schifano 1960-67", Londra 2014, catalogo della mostra presso Luxembourg & Dayan, p. 15). Al contempo, essendo così concettuale sia da un punto di vista rappresentativo che concettuale, l'opera non è più da interpretare quale finestra sul mondo, ma come un elemento che rivela le strutture fondanti e i processi della sua stessa creazione, mettendo in luce una nuova e inaspettata espressione artistica.
Held in the same private collection since 1998, Particolare di paesaggio is a lyrical example of the celebrated deconstructed landscapes that Mario Schifano created in the mid-1960s. The present work was made in 1964: the same year in which the artist displayed a selection of his closely related series of Paesaggi anemici at the Venice Biennale. Executed in pencil and pastels on paper laid down on canvas, it sees Schifano playfully dismantling a traditional pastoral scene. Against a white ground delineated into large, grid-like sections, expressive lines sketch out discrete topographical areas. Each contains a stencilled label indicating its putative colour: azzurro for the sky, verde for a distant hill, two closer mounds of golden brown and Terra di Siena, and a field of tutto bianco in the foreground. While left largely unfilled, each area and its lettering is blushed with subtle shadings of each hue. Schifano has diluted some zones of pastel, allowing the colour to run, while one seam hatched in graphite is annotated grigio in a handwritten, cursive scrawl of sienna. The title runs along the composition's base, with its final letters cut off at the right-hand edge: an ingenious touch that underlines Schifano's presentation of the work as a "detail" of a larger vista. Far from an illusory image of an outdoor scene, Particolare di paesaggio is instead a complex, self-reflexive picture, mapping its own materiality and the mechanics of its construction. Alive with gestural strokes and witty details, it also exhibits the tactile beauty that is distinct to Schifano's work.
In the mid-1960s, Schifano left behind the abstract monochromes and Pop reimaginings of commercial logos with which he had found international fame, and instead turned to the classical tradition of landscape painting. Far from a retrograde move, Schifano's embrace of the landscape was part of a wide-ranging and sophisticated exploration of the nature of pictorial representation. Just as Cézanne, Monet, Matisse and others had taken landscapes as a vehicle for boundary-pushing artistic ideas almost a century before, so Schifano did the same, inventively subverting the genre's clichés and components from a parodic, postmodern vantage point. Emphasising the fictions that underpin all forms of art, Schifano dissects his Particolare di paesaggio so as not to depict a landscape but rather, as Claire Gilman has written, "the act and fact of viewing itself; the material means by which we see" (C. Gilman, Mario Schifano, Beyond the Monochrome, in "Mario Schifano 1960-67", London 2014, exhibition catalogue at Luxembourg & Dayan, p. 15). At once viscerally drawn and critically conceptual, the work is no longer a window to the world, but instead cleverly reveals the raw structures and processes of its own creation, finding there a new and unexpected splendour.
Alla metà degli anni Sessanta, Schifano si lasciò alle spalle i monocromi astratti e le trasformazioni Pop dei loghi commerciali con cui aveva raggiunto la fama internazionale, e si rivolse invece alla tradizione classica della pittura di paesaggio. Lungi dall'essere una mossa retrograda, l'avvicinamento dell'artista al paesaggio era parte di una più ampia e sofisticata esplorazione della natura della rappresentazione pittorica. Come, tra gli altri, Cézanne, Monet, Matisse avevano fatto uso, quasi un secolo prima, del paesaggio per veicolare concezioni artistiche d'avanguardia, anche Schifano si trovò così a sovvertire in modo creativo i cliché e le componenti di quel genere pittorico da un punto di vista parodistico e postmoderno. Esplicitando le finzioni che sono parte di tutte le forme d'arte, Schifano scompone il suo Particolare di paesaggio in modo da non raffigurare una veduta ma piuttosto, come ha scritto Claire Gilman, "l'atto e il fatto stesso di vedere; i mezzi materiali con cui vediamo" (C. Gilman, Mario Schifano, Beyond the Monochrome, in "Mario Schifano 1960-67", Londra 2014, catalogo della mostra presso Luxembourg & Dayan, p. 15). Al contempo, essendo così concettuale sia da un punto di vista rappresentativo che concettuale, l'opera non è più da interpretare quale finestra sul mondo, ma come un elemento che rivela le strutture fondanti e i processi della sua stessa creazione, mettendo in luce una nuova e inaspettata espressione artistica.
Held in the same private collection since 1998, Particolare di paesaggio is a lyrical example of the celebrated deconstructed landscapes that Mario Schifano created in the mid-1960s. The present work was made in 1964: the same year in which the artist displayed a selection of his closely related series of Paesaggi anemici at the Venice Biennale. Executed in pencil and pastels on paper laid down on canvas, it sees Schifano playfully dismantling a traditional pastoral scene. Against a white ground delineated into large, grid-like sections, expressive lines sketch out discrete topographical areas. Each contains a stencilled label indicating its putative colour: azzurro for the sky, verde for a distant hill, two closer mounds of golden brown and Terra di Siena, and a field of tutto bianco in the foreground. While left largely unfilled, each area and its lettering is blushed with subtle shadings of each hue. Schifano has diluted some zones of pastel, allowing the colour to run, while one seam hatched in graphite is annotated grigio in a handwritten, cursive scrawl of sienna. The title runs along the composition's base, with its final letters cut off at the right-hand edge: an ingenious touch that underlines Schifano's presentation of the work as a "detail" of a larger vista. Far from an illusory image of an outdoor scene, Particolare di paesaggio is instead a complex, self-reflexive picture, mapping its own materiality and the mechanics of its construction. Alive with gestural strokes and witty details, it also exhibits the tactile beauty that is distinct to Schifano's work.
In the mid-1960s, Schifano left behind the abstract monochromes and Pop reimaginings of commercial logos with which he had found international fame, and instead turned to the classical tradition of landscape painting. Far from a retrograde move, Schifano's embrace of the landscape was part of a wide-ranging and sophisticated exploration of the nature of pictorial representation. Just as Cézanne, Monet, Matisse and others had taken landscapes as a vehicle for boundary-pushing artistic ideas almost a century before, so Schifano did the same, inventively subverting the genre's clichés and components from a parodic, postmodern vantage point. Emphasising the fictions that underpin all forms of art, Schifano dissects his Particolare di paesaggio so as not to depict a landscape but rather, as Claire Gilman has written, "the act and fact of viewing itself; the material means by which we see" (C. Gilman, Mario Schifano, Beyond the Monochrome, in "Mario Schifano 1960-67", London 2014, exhibition catalogue at Luxembourg & Dayan, p. 15). At once viscerally drawn and critically conceptual, the work is no longer a window to the world, but instead cleverly reveals the raw structures and processes of its own creation, finding there a new and unexpected splendour.
Brought to you by
Elena Zaccarelli
Senior Specialist, Head of Sale, Milan