PALAZZESCHI, Aldo (1885-1974). Il poeta che ha attraversato, e in certo modo inventato, il (o un) Novecento italiano. Magnifica lettera autografa firmata Firenze 29 dicembre 1923, quattro pagine 8o, indirizzata a un caro amico non meglio identificato. Passata la tempesta della guerra, che tanto ha deciso nella vita di Palazzeschi, il poeta vive un momento di disorientamento che i recenti avvenimenti politici non avranno certo contribuito a dissipare. Ma il contemptus del proprio stato porta Palazzeschi anche a parlare di letteratura, e in particolare delle sue fantastiche poesie giovanili, delle quali sta approntando una nuova edizione. La lettera acquista così - anche - un carattere squisitamente letterario: "Io non ho fatto più nulla, devono uscire da 2 anni le mie vecchie poesie un po' corrette e qua e là migliorate, e neppure questo leggero lavoro di revisione m'è possibile. Felice lei che ha saputo condensare in un solo libro tutto se stesso, tutti gli scrittori dovrebbero fare così; io mi sono assegnato un'architettura della quale non mi sarà possibile realizzare la quarta parte, cosicché vita ed arte rimarranno abortite. Ma pazienza".

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PALAZZESCHI, Aldo (1885-1974). Il poeta che ha attraversato, e in certo modo inventato, il (o un) Novecento italiano. Magnifica lettera autografa firmata Firenze 29 dicembre 1923, quattro pagine 8o, indirizzata a un caro amico non meglio identificato. Passata la tempesta della guerra, che tanto ha deciso nella vita di Palazzeschi, il poeta vive un momento di disorientamento che i recenti avvenimenti politici non avranno certo contribuito a dissipare. Ma il contemptus del proprio stato porta Palazzeschi anche a parlare di letteratura, e in particolare delle sue fantastiche poesie giovanili, delle quali sta approntando una nuova edizione. La lettera acquista così - anche - un carattere squisitamente letterario: "Io non ho fatto più nulla, devono uscire da 2 anni le mie vecchie poesie un po' corrette e qua e là migliorate, e neppure questo leggero lavoro di revisione m'è possibile. Felice lei che ha saputo condensare in un solo libro tutto se stesso, tutti gli scrittori dovrebbero fare così; io mi sono assegnato un'architettura della quale non mi sarà possibile realizzare la quarta parte, cosicché vita ed arte rimarranno abortite. Ma pazienza".