Lot Essay
Il presente dipinto è firmato in basso a destra, ma la firma e la data risultano invisibili poichè la parte alta dei caratteri e delle cifre è nascosta dalla luce della cornice, mentre il resto è sulla parte della tela sul bordo del telaio. Il dipinto fu ridimensionato in epoca imprecisabile - presumibilmente per adattarlo alla cornice attuale - con una riduzione del bordo inferiore di circa 8 cm, come si desume dalla fascia di tela ripiegata sul retro.
Nel presente dipinto Paolo De Matteis opera una libera interpretazione del 'Trionfo di David' (cioè 'David in trionfo festeggiato dalle fanciulle d'Israele') del suo maestro Luca Giordano a Leeds, Temple Newsham House, datata verso il 1686 (cf. O. Ferrari - G. Scavizzi, Luca Giordano. L'opera completa, Napoli, 1992, I, p. 319, A417; II, p. 696, fig. 548). Dell'opera di Giordano de Matteis riprende lo schema compositivo, e attua un complesso gioco di varianti sulla figura di David, su quella della ragazza che danza suonando i piatti (che nell'opera di Giordano suona il tamburello), e soprattutto nella bimba che suona il tamburo sulla destra. La struttura compositiva del dipinto di de Matteis è più dilatata rispetto al prototipo di Giordano (che è anche di dimensioni più ridotte: cm 144 x 198), e presenta una articolazione più netta delle figure in primo piano. Tale elemento, non ostante la gamma cromatica meno contrastata e più chiara di quella delle opere prodotte da Giordano durante il nono decennio del Seicento, mostra come - non ostante il presente dipinto sia datato 1714 - in questo caso vi sia un deliberato recupero da parte di de Matteis delle sue tipiche soluzioni formali della metà degli anni Novanta del Seicento e degli inizi della prima decade del secolo successivo, in ogni caso prima del suo soggiorno di lavoro a Parigi (1702-1705).
Il presente dipinto è una testimonianza fondamentale del successo conseguito da Paolo de Matteis presso ambienti di committenza molto lontani da Napoli (centro della sua attività), sia dal punto di vista geografico sia dal punto di vista culturale. Il dipinto proviene dalla Collezione dei Conti Ferri, che tra il Seicento e il Settecento accumularano a Padova una raccolta di dipinti che spicca per la inconsueta varietà di interessi collezionistici della famiglia (cf. S. Longo Ferri, 1980-1981).
Nella Collezione dei Conti Ferri, infatti, gli antichi inventari menzionano non solo opere di artisti veneti dal Rinascimento al Barocco (Squarcione, Tiziano, Montemezzano, Carpioni, Langetti, etc.), ma anche un'opera di Rosa da Tivoli e soprattutto ben otto dipinti napoletani: una 'Conversione di San Paolo' ed una 'Venere dormiente' di Luca Giordano (397 x 257 cm. ciascuno); 'Didone accoglie Enea e Cupido nelle sembianze di Ascanio Julo' di Francesco Solimena, oggi a Londra, National Gallery (208 x 315 cm.), datata dalla critica agli stessi anni del 'David trionfante' qui offerto (cf. F. Bologna in Settecento napoletano. Sulle ali dell'aquila imperiale, catalogo, Napoli, 1994, pp. 224-227); e ben cinque opere dello stesso de Matteis. Di quest'ultimo, infatti, oltre al dipinto qui in esame figuravano nella Collezione Ferri un 'Apollo e Marsia' en pendant con una 'Diana e Atteone' (cm 69 x 97 ciascuno), e un altro pendant costituito da 'Venere, Marte e Vulcano' e dal 'Giudizio di Paride' (cm. 79 x 97 ciascuno; cf. S. Longo Ferri, 1980-1981, pp. 86-91 e passim; nn. 7-8, 56-57 63-64). La Collezione Ferri fu divisa tra vari rami della famiglia nel 1839, ed a questa circostanza risale l'inventario che consente di stabilire la consistenza originaria della raccolta.
La presenza di ben cinque opere di de Matteis nella Collezione Ferri indica che i rapporti tra il pittore e la famiglia si protrassero nel tempo, a riprova dell'apprezzamento da lui conseguito presso i suoi committenti padovani. Di tale rapporto il presente dipinto resta l'espressione più significativa per impegno formale e dimensioni dell'opera, e sembra logico ipotizzare che nella loro collezione i Conti Ferri volessero comporre un'antologia della miglior pittura napoletana tra Seicento e Settecento, di cui Luca Giordano, Francesco Solimena e Paolo de Matteis - posti l'uno di fronte all'altro come in un confronto ideale tra le rispettive maniere - furono i principali esponenti.
Nel presente dipinto Paolo De Matteis opera una libera interpretazione del 'Trionfo di David' (cioè 'David in trionfo festeggiato dalle fanciulle d'Israele') del suo maestro Luca Giordano a Leeds, Temple Newsham House, datata verso il 1686 (cf. O. Ferrari - G. Scavizzi, Luca Giordano. L'opera completa, Napoli, 1992, I, p. 319, A417; II, p. 696, fig. 548). Dell'opera di Giordano de Matteis riprende lo schema compositivo, e attua un complesso gioco di varianti sulla figura di David, su quella della ragazza che danza suonando i piatti (che nell'opera di Giordano suona il tamburello), e soprattutto nella bimba che suona il tamburo sulla destra. La struttura compositiva del dipinto di de Matteis è più dilatata rispetto al prototipo di Giordano (che è anche di dimensioni più ridotte: cm 144 x 198), e presenta una articolazione più netta delle figure in primo piano. Tale elemento, non ostante la gamma cromatica meno contrastata e più chiara di quella delle opere prodotte da Giordano durante il nono decennio del Seicento, mostra come - non ostante il presente dipinto sia datato 1714 - in questo caso vi sia un deliberato recupero da parte di de Matteis delle sue tipiche soluzioni formali della metà degli anni Novanta del Seicento e degli inizi della prima decade del secolo successivo, in ogni caso prima del suo soggiorno di lavoro a Parigi (1702-1705).
Il presente dipinto è una testimonianza fondamentale del successo conseguito da Paolo de Matteis presso ambienti di committenza molto lontani da Napoli (centro della sua attività), sia dal punto di vista geografico sia dal punto di vista culturale. Il dipinto proviene dalla Collezione dei Conti Ferri, che tra il Seicento e il Settecento accumularano a Padova una raccolta di dipinti che spicca per la inconsueta varietà di interessi collezionistici della famiglia (cf. S. Longo Ferri, 1980-1981).
Nella Collezione dei Conti Ferri, infatti, gli antichi inventari menzionano non solo opere di artisti veneti dal Rinascimento al Barocco (Squarcione, Tiziano, Montemezzano, Carpioni, Langetti, etc.), ma anche un'opera di Rosa da Tivoli e soprattutto ben otto dipinti napoletani: una 'Conversione di San Paolo' ed una 'Venere dormiente' di Luca Giordano (397 x 257 cm. ciascuno); 'Didone accoglie Enea e Cupido nelle sembianze di Ascanio Julo' di Francesco Solimena, oggi a Londra, National Gallery (208 x 315 cm.), datata dalla critica agli stessi anni del 'David trionfante' qui offerto (cf. F. Bologna in Settecento napoletano. Sulle ali dell'aquila imperiale, catalogo, Napoli, 1994, pp. 224-227); e ben cinque opere dello stesso de Matteis. Di quest'ultimo, infatti, oltre al dipinto qui in esame figuravano nella Collezione Ferri un 'Apollo e Marsia' en pendant con una 'Diana e Atteone' (cm 69 x 97 ciascuno), e un altro pendant costituito da 'Venere, Marte e Vulcano' e dal 'Giudizio di Paride' (cm. 79 x 97 ciascuno; cf. S. Longo Ferri, 1980-1981, pp. 86-91 e passim; nn. 7-8, 56-57 63-64). La Collezione Ferri fu divisa tra vari rami della famiglia nel 1839, ed a questa circostanza risale l'inventario che consente di stabilire la consistenza originaria della raccolta.
La presenza di ben cinque opere di de Matteis nella Collezione Ferri indica che i rapporti tra il pittore e la famiglia si protrassero nel tempo, a riprova dell'apprezzamento da lui conseguito presso i suoi committenti padovani. Di tale rapporto il presente dipinto resta l'espressione più significativa per impegno formale e dimensioni dell'opera, e sembra logico ipotizzare che nella loro collezione i Conti Ferri volessero comporre un'antologia della miglior pittura napoletana tra Seicento e Settecento, di cui Luca Giordano, Francesco Solimena e Paolo de Matteis - posti l'uno di fronte all'altro come in un confronto ideale tra le rispettive maniere - furono i principali esponenti.