Salvator Rosa (Napoli 1615-Roma 1673)
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Salvator Rosa (Napoli 1615-Roma 1673)

Ritrovamento di Mosè

Details
Salvator Rosa (Napoli 1615-Roma 1673)
Ritrovamento di Mosè
olio su tela
cm 200,5x122
Il dipinto è in prima tela.
Provenance
Già collezione Giovannelli, Venezia.
Literature
L. Ozzola, Pitture di Salvator Rosa sconosciute o inedite, in 'Bollettino d'Arte', V, 1925-26, pp. 29-41, in part. p. 29, fig. 4
L. Salerno, L'opera completa di Salvator Rosa, Milano, 1975, cat. n. 189, p. 100, ill.
M. Mahoney, The drawings of Salvator Rosa, New York, 1977, tav. 46
Special notice
Where there is no symbol Christie's generally sells lots under the Margin Scheme. The final price charged to Buyer's, for each lot, is calculated in the following way: 24% on the hammer price of the first € 110.000,00 18,5% on the hammer price for any amount in excess of € 110.000,00

Lot Essay

Salvator Rosa trattò in dipinti su tela il tema del 'Ritrovamento di Mosè' almeno in tre occasioni: nell'opera a Detroit, The Institute of Arts, caratterizzata da uno straordinario contesto paesistico; in quella in collezione privata americana (cf. L. Salerno, L'opera completa di Salvator Rosa, Milano, 1975, p. 100, n. 188), e nel dipinto qui offerto. Nonostante la versione a Detroit appaia molto diversa dalle altre due in ragione del ruolo dominante svolto dal paesaggio, la postura e l'assemblaggio del gruppo di donne che raccolgono la cesta col bimbo sono molto simili in tutti e tre i dipinti, e si basano sul momento più emotivo del recupero di Mosè, a metà tra la concretezza dell'azione di salvataggio e lo stupore per il ritrovamento. Nel presente dipinto il gesto di sorpresa della donna a sinistra, che alza la mano dopo aver sollevato con l'altra il coperchio del cesto, è bilanciato dalla espressione di attenzione verso il bambino già presente sui volti delle altre cinque donne sulla destra. La poetica classicista seicentesca del gesto trova dunque una espressione di calcolato impiego nel presente dipinto, che è tra i rari casi di opere di Salvator Rosa di ampio formato e di sole figure ancora sul mercato.
Luigi Salerno situa il dipinto tra le opere della maturità di Rosa, verso il 1663, tra il 'Democrito e Protagora' a San Pietroburgo (1663-64) e il 'Glauco e Scilla' a Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts (1663). Considerato disperso dopo la permanenza nella collezione Giovannelli, il presente dipinto sembra essere il frutto di una riflessione sulle implicazioni compositive del tema del 'Ritrovamento di Mosè' avviata da Salvator Rosa in vari disegni: uno con tre studi a Londra, Witt Collection n. 2725; uno a Lipsia, Museo; e uno a Vienna, Albertina (cf. D. Mahoney, op. cit., pp. 485-490). Mahoney ha evidenziato il fatto che il foglio della Witt Collection mostra elementi preparatori per le due versioni a figure grandi del 'Ritrovamento di Mosè', tra cui quella qui offerta, e rileva "That there are ideas on one sheet for three different treatments of the Moses theme indicates that both schemes are contemporary. This is important, for the two conceptions are stylistically very different from one another" [ ..., nel presente dipinto e in quello in collezione privata americana, invece,] "landscape is reduced to insignificant proportions and the picture space is almost entirely given over to soberly posed, large figures inspired by Poussin's classicizing style. It is illuminating that Rosa could work in both styles concurrently and indicates one need not to propose a separate date for his classicizing style".
Rosa, infatti, fu in grado di amalgamare originalmente tutte le componenti culturali maturate durante tutto il suo lungo percorso artistico - il classicismo nelle figure e nelle composizioni e la nota fantasia pre-romantica nei paesaggi - raggiungendo l'acme di questo felice eclettismo proprio negli ultimi quindici anni della sua vita (1658-1673).
Il dipinto è soggetto a notifica da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.