Lot Essay
Il dipinto, tra le opere pi note della pittura del Seicento in Emilia e in Romagna, stato oggetto di una complessa vicenda critica, che ha visto gradualmente passare dall'attribuzione a Guido Reni a quella a Simone Cantarini. Ascritta a Guido Reni dal Cuppini (1952), l'opera fu esposta alla mostra di Guido Reni (1954) con una attribuzione a quest'ultimo. Tale attribuzione, sostenuta nel contesto di un alto apprezzamento dell'opera, si basava sul fatto che i caratteri stilistici del dipinto sono agevolmente accostabili ai modi dell'ultima fase della pittura di Reni. Gi all'epoca, in ogni caso, circolava un parere verbale di Roberto Longhi in favore di Cantarini, il pi brillante e dotato allievo di Reni, e tale opinione veniva sostenuta anche da Herman Voss (1954) e da Hugh Honour (1955). Pertanto la stessa Edi Baccheschi (1971), sulla base di tali pareri, espungeva il dipinto dal catalogo di Reni e lo riconfermava a Cantarini. Nell'ultimo intervento sul dipinto R. Morselli (1997) ha riconfermato una datazione verso il 1637, e ha sostenuto che "Come sempre accadeva il Pesarese, a differenza di altri allievi e sodales di Guido che erano soliti copiare, reintepreta il tema, svolgendolo secondo un'impronta personalissima che coniuga la materia filante della postrema maniera del Reni con le meditazioni sulle stesure a campi larghi del Barocci, il tutto costruito secondo una geometria di diagonali che fanno dell'opera un capolavoro di assoluta sorpresa. La rivelazione si annida tra quella gamma cromatica costituita dai grigi e dai rosa del mantello della donna in primo piano, ed proprio la sua squisita finitezza, la superba eleganza caratteristica del migliore classicismo bolognese, portato avanti di l a poco da un Franceschini e da un Cignani, che permette a Simone di prendere le distanze da Guido". Lo stesso autore rileva che Lot, l'altra figlia e lo sfondo "sono costruiti per velature che via via diventano pi ectoplasmatiche, sembrano invece lasciati in una condizione larvale e rivelano lo studio con cui erano stati condotti da Cantarini attraverso una serie di pentimenti tipici dell'artista. La materia <>, secondo la definizione di Malvasia, era infatti la garanzia del Cantarini pi apprezzato a Bologna, e la testa bellissima e arruffata del vecchio un omaggio a quel Guido che Simone tanto amava secondo la diretta testimonianza dello storiografo". Morselli elenca una serie di versioni di 'Lot e le figlie' attribuite a Cantarini: una vista da Nicolas Cochin a Bologna, a Palazzo Monti (1756); una a Bologna, nella vendita della Collezione Boschi (1777), stimata 5000 lire dell'epoca; una in Collezione Aldrovandi, alla fine del Settecento; ed una nella raccolta degli eredi di Cantarini (1738). E' attualmente impossibile identificare il presente dipinto con una di queste versioni. Morselli elenca una serie di disegni da porre in relazione con il presente dipinto, e forse anche con altre versioni non rintracciate: a Firenze, Collezione Horne; a Londra, Courtauld Institute; a Brera (gi nella Collezione Acqua: cf. R. Morselli in Simone Cantarini detto il Pesarese, cit., n.I.23a, p.114).
Il dipinto soggetto a notifica da parte del Ministero per i Beni e le Attivit culturali.
Il dipinto soggetto a notifica da parte del Ministero per i Beni e le Attivit culturali.