MANZONI, Alessandro (1785-1873). Straordinaria lettera autografa firmata, con ogni probabilità fra le più importanti di Manzoni (Arieti 1269): Milan, ce 2 février 1860, tre pagine 4° a Louise COLET (1810-1876), la celebre scrittrice e memorialista francese che frequentò (in molti casi ne fu amante) alcuni dei più importanti scrittori europei del suo tempo (celeberrimo il carteggio intrrattenuto con Gustave Flaubert). Fra questi figurò per breve tempo anche il Manzoni. Ricorda l'incontro fra i due Cesare Cantù nelle sue Reminiscenze (Milano, Treves, 1885): Nei primi tempi dell'indipendenza, capitò Madama Luisa Colet. Avea fatto poco prima indecenti confidenze al pubblico (Cantù allude moralisticamente ai volumi di ricordi coi quali la Colet periodicamente deliziava il proprio pubblico; alla fine ne assommò qualcosa come 52 volumi) né mi pareva potesse sedurre Manzoni colla bellezza, o fascinarlo colla intelligenza; onde feci sforzo per risparmiargliene la
MANZONI, Alessandro (1785-1873). Straordinaria lettera autografa firmata, con ogni probabilità fra le più importanti di Manzoni (Arieti 1269): Milan, ce 2 février 1860, tre pagine 4° a Louise COLET (1810-1876), la celebre scrittrice e memorialista francese che frequentò (in molti casi ne fu amante) alcuni dei più importanti scrittori europei del suo tempo (celeberrimo il carteggio intrrattenuto con Gustave Flaubert). Fra questi figurò per breve tempo anche il Manzoni. Ricorda l'incontro fra i due Cesare Cantù nelle sue Reminiscenze (Milano, Treves, 1885): Nei primi tempi dell'indipendenza, capitò Madama Luisa Colet. Avea fatto poco prima indecenti confidenze al pubblico (Cantù allude moralisticamente ai volumi di ricordi coi quali la Colet periodicamente deliziava il proprio pubblico; alla fine ne assommò qualcosa come 52 volumi) né mi pareva potesse sedurre Manzoni colla bellezza, o fascinarlo colla intelligenza; onde feci sforzo per risparmiargliene la visita. Alfine ve la dovetti condurre, come ella stessa narrò nell'Italie des Italiens. Entrò portando alla mano il volume delle sue poesie, aperto alla pagina che lodava il Manzoni, n'ebbe cordialissima accoglienza e i colloqui ella narrò stessa a dilungo, ella che non seppe tacere nemmeno i suoi amori. Effettivamente in quel libro del 1862 la Colet parla per dodici pagine di Manzoni, riportando i suoi complimenti ma anche le sue insofferenze (E' vero che state per lasciare Milano?). Ma soprattutto riporta il testo della nostra lettera, la più lunga e sicuramente l'unica importante delle tre che il Manzoni le scrisse: e, come vedremo, questo gesto di vanità ci ha permesso di conoscere uno dei momenti più alti della poesia italiana dell'Ottocento: Madame, des vers comme ceux que vous avez eu la bonté de m'enovoyer, et la bonté encore plus grande de m'adresser, m'auraient, dans un autre temps, donné l'envie irrésistible, quoique adacieuse, d'y répondre par d'autres vers; mais à présent il ne me rest plus pour la poésie que la faculté de la gouter: je dis cette poésie qui, sortant du coeur, passe par une imagination brillante et féconde. Et puisque, sur ce sujet, vous pourriez ne pas entendre à demi-mot, je suis forcé d'ajouter que c'est de votre poésie que j'entens parler. Je dois encore ajouter que j'aurais peut-etre esprimé ce sentiment d'un coeur plus libre, avant de connaitre les louanges qu'une indulgence excessive vous a dictées, et contre lesquelles je proteste du fond de ma conscience. Vous trouverez pourtant des vers, madame, en tournant la page; car je ne puis résister à la tentation de vous transcrire ceux dont j'ai l'honneur de vous parler et dans lesquels j'ai eu le bonheur de me rencontrer avec vous. C'était dans un hymne commencé trop tard, et que j'ai laissé inachevé sitot que je mae suis apercu que ce n'était plus la poésie quei venait me chercher, mais moi qui m'essoufflais à courir après elle. J'y voulais répondre à ceux qui demandent quel mérite on peut trouver aux vertus stériles pour la société, des pieux solitaires. Ce n'est dans le deux dernières strophes que vous trouverez, je l'éspère, madame, quelques-unes de vos pensés et de vos images, quoique moins vives; je transcris aussi le deux premières, pour l'intelligence de l'ensemble: A Lui che nell'erba del campo La spiga vitale nascose, Il fil di tue vesti compose, De' farmachi il succo temprò, / Che il pino inflessibile agli austri, Che docile il salcio alla mano, Che il larice ai verni, e l'ontano Durevole all'acque creò; / A quello domanda, o sdegnoso, Perché sull'inospite piagge, Al tremito d'aure selvagge, Fa sorgere il tacito fior, / Che spiega davanti a lui solo La pompa del pinto suo velo; Che spande ai deserti del cielo Gli olezzi del calice, e muor. Vous voulez bien, madame, me faire espérer une visite d'adieu. Je n'ai jamais senti comme dans cette occasion ce qu'il y a de pénible dans l'état de ma santé qui m'empeche d'aller moi-meme vous présenter mes hommages. Les roles sont bien renversés; mais je ne me sens pas le courage de m'opposer aux effets d'une bonté qui me touche encore plus qu'elle ne me confond. Veuillez, madame, agréer les sentiments de mon admiration et de mon profond, et j'ose ajouter affectueux respect. Alexandre Manzoni. Come ha notato Giovanni Macchia (Un inno incompiuto del Manzoni (con frammenti inediti), in "L'Immagine", 1, maggio 1947, pp. 39-50), Manzoni scelse questa strada molto obliqua per far conoscere il suo "inno sacro" Ognissanti pur non avendolo compiuto né fidando molto nelle sue forze in ordine al progetto di effettivamente compierlo - "continua ad apparirci come una grande occasione mancata" -: infatti inviandolo a una corrispondente così nota per la sua indiscrezione, in pratica accettava implicitamente che quei versi, ancorché non definitivi, venissero resi pubblici (il che infatti avvenne, puntuamente due anni dopo, nella citata L'Italie des Italiens: i frammenti dell'inno si leggono a p. 365). In effetti l'accostamento per cui a Manzoni vien fatto di mettere mano al più segreto dei suoi cassetti non è neppure del tutto peregrino. La poesia della Colet alla quale egli risponde in questo modo sorprendente, La Femme, presentava in effetti un paragone - che non poteva non colpirlo - tra certi lieux choisis que l'homme n'a point vus, e che si svelano solo à l'oeil de Dieu, e certe ames inconnus dont les vertus fleurissent en secret (la poesia è compresa nella raccolta La Paysanne, Parism Perrotin, 1853, p. 16): un accostamento che anch'egli aveva, indipendentemente (e in toni certo diversi!), ravveduto. Come dice Macchia: "versi, di una così alta bellezza, basterebbero a porre sullo stesso piano il Manzoni maturo ed ardito (del Cinque Maggio o della Pentecoste) e quest'altro che più tardi si raffigurava come anelante dietro un'immagine già svanita. Quell'immagine svaniva, certo, sotto la fatica di una composizione vasta, che rispettasse l'armonia dell'insieme, la struttura e il disegno di un inno, come il Manzoni lo concepiva, ma si determinava ancora limpidamente in momenti non del tutto fugaci, ove intatta riappariva la sua felicità creativa" (val la pena ricordare che il frammento Ognissanti venne rinvenuto fra le carte manzoniane solo nel 1914, in quattordici strofe complessive: le quattro strofe trascritte per la Colet sono nell'insieme la terza, la quarta, la quinta e la sesta). Piace pensare che una donna frivola sia riuscita a strappare dal suo riserbo il poeta: negli anni suoi davvero più plumbei. Quel raggio di luce divina forse aveva trovato la sua strada - come negli antichi poeti di Provenza di Sicilia di Toscana - attraverso le finestre di bellissimi, terrestri occhi di donna. Non è una cattiva morale, forse, per il percorso del Manzoni.

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MANZONI, Alessandro (1785-1873). Straordinaria lettera autografa firmata, con ogni probabilità fra le più importanti di Manzoni (Arieti 1269): Milan, ce 2 février 1860, tre pagine 4° a Louise COLET (1810-1876), la celebre scrittrice e memorialista francese che frequentò (in molti casi ne fu amante) alcuni dei più importanti scrittori europei del suo tempo (celeberrimo il carteggio intrrattenuto con Gustave Flaubert). Fra questi figurò per breve tempo anche il Manzoni. Ricorda l'incontro fra i due Cesare Cantù nelle sue Reminiscenze (Milano, Treves, 1885): Nei primi tempi dell'indipendenza, capitò Madama Luisa Colet. Avea fatto poco prima indecenti confidenze al pubblico (Cantù allude moralisticamente ai volumi di ricordi coi quali la Colet periodicamente deliziava il proprio pubblico; alla fine ne assommò qualcosa come 52 volumi) né mi pareva potesse sedurre Manzoni colla bellezza, o fascinarlo colla intelligenza; onde feci sforzo per risparmiargliene la visita. Alfine ve la dovetti condurre, come ella stessa narrò nell'Italie des Italiens. Entrò portando alla mano il volume delle sue poesie, aperto alla pagina che lodava il Manzoni, n'ebbe cordialissima accoglienza e i colloqui ella narrò stessa a dilungo, ella che non seppe tacere nemmeno i suoi amori. Effettivamente in quel libro del 1862 la Colet parla per dodici pagine di Manzoni, riportando i suoi complimenti ma anche le sue insofferenze (E' vero che state per lasciare Milano?). Ma soprattutto riporta il testo della nostra lettera, la più lunga e sicuramente l'unica importante delle tre che il Manzoni le scrisse: e, come vedremo, questo gesto di vanità ci ha permesso di conoscere uno dei momenti più alti della poesia italiana dell'Ottocento: Madame, des vers comme ceux que vous avez eu la bonté de m'enovoyer, et la bonté encore plus grande de m'adresser, m'auraient, dans un autre temps, donné l'envie irrésistible, quoique adacieuse, d'y répondre par d'autres vers; mais à présent il ne me rest plus pour la poésie que la faculté de la gouter: je dis cette poésie qui, sortant du coeur, passe par une imagination brillante et féconde. Et puisque, sur ce sujet, vous pourriez ne pas entendre à demi-mot, je suis forcé d'ajouter que c'est de votre poésie que j'entens parler. Je dois encore ajouter que j'aurais peut-etre esprimé ce sentiment d'un coeur plus libre, avant de connaitre les louanges qu'une indulgence excessive vous a dictées, et contre lesquelles je proteste du fond de ma conscience. Vous trouverez pourtant des vers, madame, en tournant la page; car je ne puis résister à la tentation de vous transcrire ceux dont j'ai l'honneur de vous parler et dans lesquels j'ai eu le bonheur de me rencontrer avec vous. C'était dans un hymne commencé trop tard, et que j'ai laissé inachevé sitot que je mae suis apercu que ce n'était plus la poésie quei venait me chercher, mais moi qui m'essoufflais à courir après elle. J'y voulais répondre à ceux qui demandent quel mérite on peut trouver aux vertus stériles pour la société, des pieux solitaires. Ce n'est dans le deux dernières strophes que vous trouverez, je l'éspère, madame, quelques-unes de vos pensés et de vos images, quoique moins vives; je transcris aussi le deux premières, pour l'intelligence de l'ensemble: A Lui che nell'erba del campo La spiga vitale nascose, Il fil di tue vesti compose, De' farmachi il succo temprò, / Che il pino inflessibile agli austri, Che docile il salcio alla mano, Che il larice ai verni, e l'ontano Durevole all'acque creò; / A quello domanda, o sdegnoso, Perché sull'inospite piagge, Al tremito d'aure selvagge, Fa sorgere il tacito fior, / Che spiega davanti a lui solo La pompa del pinto suo velo; Che spande ai deserti del cielo Gli olezzi del calice, e muor. Vous voulez bien, madame, me faire espérer une visite d'adieu. Je n'ai jamais senti comme dans cette occasion ce qu'il y a de pénible dans l'état de ma santé qui m'empeche d'aller moi-meme vous présenter mes hommages. Les roles sont bien renversés; mais je ne me sens pas le courage de m'opposer aux effets d'une bonté qui me touche encore plus qu'elle ne me confond. Veuillez, madame, agréer les sentiments de mon admiration et de mon profond, et j'ose ajouter affectueux respect. Alexandre Manzoni. Come ha notato Giovanni Macchia (Un inno incompiuto del Manzoni (con frammenti inediti), in "L'Immagine", 1, maggio 1947, pp. 39-50), Manzoni scelse questa strada molto obliqua per far conoscere il suo "inno sacro" Ognissanti pur non avendolo compiuto né fidando molto nelle sue forze in ordine al progetto di effettivamente compierlo - "continua ad apparirci come una grande occasione mancata" -: infatti inviandolo a una corrispondente così nota per la sua indiscrezione, in pratica accettava implicitamente che quei versi, ancorché non definitivi, venissero resi pubblici (il che infatti avvenne, puntuamente due anni dopo, nella citata L'Italie des Italiens: i frammenti dell'inno si leggono a p. 365). In effetti l'accostamento per cui a Manzoni vien fatto di mettere mano al più segreto dei suoi cassetti non è neppure del tutto peregrino. La poesia della Colet alla quale egli risponde in questo modo sorprendente, La Femme, presentava in effetti un paragone - che non poteva non colpirlo - tra certi lieux choisis que l'homme n'a point vus, e che si svelano solo à l'oeil de Dieu, e certe ames inconnus dont les vertus fleurissent en secret (la poesia è compresa nella raccolta La Paysanne, Parism Perrotin, 1853, p. 16): un accostamento che anch'egli aveva, indipendentemente (e in toni certo diversi!), ravveduto. Come dice Macchia: "versi, di una così alta bellezza, basterebbero a porre sullo stesso piano il Manzoni maturo ed ardito (del Cinque Maggio o della Pentecoste) e quest'altro che più tardi si raffigurava come anelante dietro un'immagine già svanita. Quell'immagine svaniva, certo, sotto la fatica di una composizione vasta, che rispettasse l'armonia dell'insieme, la struttura e il disegno di un inno, come il Manzoni lo concepiva, ma si determinava ancora limpidamente in momenti non del tutto fugaci, ove intatta riappariva la sua felicità creativa" (val la pena ricordare che il frammento Ognissanti venne rinvenuto fra le carte manzoniane solo nel 1914, in quattordici strofe complessive: le quattro strofe trascritte per la Colet sono nell'insieme la terza, la quarta, la quinta e la sesta). Piace pensare che una donna frivola sia riuscita a strappare dal suo riserbo il poeta: negli anni suoi davvero più plumbei. Quel raggio di luce divina forse aveva trovato la sua strada - come negli antichi poeti di Provenza di Sicilia di Toscana - attraverso le finestre di bellissimi, terrestri occhi di donna. Non è una cattiva morale, forse, per il percorso del Manzoni.