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LETTERATURA DEL NOVECENTO. CARTE DOMENICO OLIVA. Domenico OLIVA (1860-1917) fu un personaggio di notevole spicco nella vita teatrale, letteraria e politica a cavallo del Novecento. Sin da giovane la sua penna un po' roboante s'impose su riviste e giornali, specie nell'ambito della critica teatrale (drammaturgo si provò lui stesso, componendo una serie di lavori storici a forti tinte e dalla retorica squassante, come il suo più noto, Robespierre; nel 1893 fece anche parte, insieme a personaggi come Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, Giulio Ricordi, Marco Praga e Ruggero Leoncavallo, dello staff che anonimamente compose - da una novella di Prevost - il libretto per la prima opera di successo di Giacomo Puccini, Manon Lescaut), nella quale diventò presto un vero e proprio arbiter. Di orientamento nazionalista (fu anche parlamentare), alla fine del secolo gli venne temporaneamente affidata la direzione del "Corriere della Sera", testata allora non ancora dominante ma già molto influente, e alla quale collaborava da diversi anni. Ne fu direttore negli ultimi due anni dell'Ottocento. Poi continuò a fondare e dirigere imprese editoriali e giornalistiche, culturali e politiche, sino alla morte prematura. La sua produzione che oggi si legge con maggiore profitto è senz'altro quella di critico, recensore e "cronista", teatrale e letterario. Gli va dato atto di un fiuto non comune, se è vero che fu la sua (proprio sul "Corriere") l'unica recensione uscita, sulla stampa nazionale, all'apparire del primo romanzo di Italo Svevo, Una vita (1893). Importanti anche le sue interviste: con la sua rete di rapporti e la sua influenza, riuscì a parlare, in modi non banali, con tutti i principali scrittori del suo tempo (memorabili, per esempio, le interviste a d'Annunzio).
Si capisce che con un curriculum del genere il suo sia un archivio epistolare di assoluta importanza, praticamente un who's who della letteratura e del teatro, non solo italiani, di quello snodo decisivo di anni. Fra le centinaia di carte, si segnalano dunque le presenze di Gabriele D'ANNUNZIO, appunto (nove lunghe lettere e quattro telegrammi: in una l'Immaginifico, ineffabile, adula le ambizioni creative del potente interlocutore: Mio caro amico, l'argomento della tua nuova tragedia è magnifico; ma anche il mio Sigismondo si svolge in Romagna ed ha molte analogie con l'eroe da te eletto... Perché tu, Lombardo, non raffiguri quello straordinario principe che fu il Conte di Virtù? L'uomo è mal noto, ed ha lineamenti mirabilissimi), ed Eleonora DUSE immancabile; Salvatore DI GIACOMO (quattro lettere e due cartoline postali autografe firmate); Guido GOZZANO (simpatica lettera del 1915); Marino MORETTI (lunga lettera del 1911, un vero e proprio "manifesto" del poeta crepuscolare romagnolo: Io non sono "un forte"; la mia vita è solo malinconia: non dolore e nemmeno tristezza: malinconia. E' sacrilegio, ma son tentato di dirglielo... io non so che farmene della mia giovinezza. Scrivere delle poesie è l'unica cosa che mi piaccia ancora; è la più spontanea, la più nostalgica. Scrivendo, mi par di rivivere degli anni remoti, delle dolcezze passate o non godute o impossibili. Io non esco dalla mia casa, dal mio triste eremo... Io leggo sempre con molto interesse le sue cronache teatrali: più che il critico e il cronista (come Ella spesso, con amabile ironia, si chiama) ci sento lo scrittore e l'artista. Io non amo il teatro (mi è sempre parso così triste!), ma a traverso i suoi articoli mi interessa, mi piace. Direi quasi che esso eccita la mia fantasia...); Antonio FOGAZZARO (un biglietto e una lettera, molto bella, del 1905, nella quale parla della perdita del figlio: A Lei, ma solo a Lei e solo perché so ch'Ella è padre affettuoso, dirò che a stento frenai le lagrime né vi sarei riuscito se non fossi stato in presenza d'estranei, d'indirfferenti. Sei mesi fa ho perduto un figlio col quale l'anima mia è sempre, sempre; un figlio che mi amava di tenerezza inenarrabile. Debbo dire altro? Debbo spiegarmi di più? Se fosse necessario, non lo saprei fare. Non so che stringerle ambedue le mani, questa volta, e riaprirle dal fondo del cuore, dove siamo due); Pasquale Stanislao MANCINI: Fausto Maria MARTINI; Giuseppe GIACOSA (quattro fra biglietti e lettere più il manoscritto autografo di un componimento poetico giocoso); Francesco PASTONCHI (quattro lettere); Giovanni GENTILE; Arturo GRAF (un biglietto e un'importante lettera del 1893, si sofferma sulle dottrine positiviste e socialiste: Io ammiro lo Spencer, e credo di poter dire di conoscerne a fondo tutte le opere; ma della mia conversione al socialismo fu egli causa principalissima..., con quella meravigliosa dottrina della evoluzione di cui egli fu e rimane espositore insuperato); Luigi CAPUANA (tre biglietti e due lunghe lettere; importante quella del 1911: può darsi che nelle mie novelle si scorga come io preferisca con la rapidità dell'azione e del dialogo una specie di nudità. Ho abborrito sempre gli orpelli stilistici che poi (voi lo sapete meglio di me) non sono di straordinaria difficoltà); Giovanni VERGA (un biglietto e una lettera del 1907); Emma GRAMMATICA (tre lettere e due biglietti); Guido MAZZONI (quattro lettere e una cartolina); Giustino FORTUNATO (due lettere); Amalia GUGLIELMINETTI (due lettere); Grazia DELEDDA (sette lettere, un biglietto e due cartoline; bella quella del 1912: Sì, sono a Roma, nella nostra casetta in fondo al mondo. Ma è tanto bello, quaggiù: una pace, una serenità, una tristezza solenne di esilio!... un paesetto in fondo a Roma. Si ha l'impressione, guardando verso Roma, che la grande città ci abbia respinto, cacciato via, esiliato. Ma noi guardiamo laggiù appunto con l'orgoglio e la superbia accorata degli esuli...); Paolo BUZZI; Gerolamo ROVETTA; Filippo Tommaso MARINETTI; Guido DA VERONA (sette lettere); Arrigo BOITO (due lettere); Massimo BONTEMPELLI (una cartolina e due lettere); Giuseppe Antonio BORGESE; Edoardo CALANDRA (tre lettere); Ceccardo ROCCATAGLIATA CECCARDI; Diego ANGELI; Ada NEGRI; NEERA (due lettere); Alfredo PANZINI; Giovanni PAPINI, eccetera eccetera. Bellissimo archivio.
Si capisce che con un curriculum del genere il suo sia un archivio epistolare di assoluta importanza, praticamente un who's who della letteratura e del teatro, non solo italiani, di quello snodo decisivo di anni. Fra le centinaia di carte, si segnalano dunque le presenze di Gabriele D'ANNUNZIO, appunto (nove lunghe lettere e quattro telegrammi: in una l'Immaginifico, ineffabile, adula le ambizioni creative del potente interlocutore: Mio caro amico, l'argomento della tua nuova tragedia è magnifico; ma anche il mio Sigismondo si svolge in Romagna ed ha molte analogie con l'eroe da te eletto... Perché tu, Lombardo, non raffiguri quello straordinario principe che fu il Conte di Virtù? L'uomo è mal noto, ed ha lineamenti mirabilissimi), ed Eleonora DUSE immancabile; Salvatore DI GIACOMO (quattro lettere e due cartoline postali autografe firmate); Guido GOZZANO (simpatica lettera del 1915); Marino MORETTI (lunga lettera del 1911, un vero e proprio "manifesto" del poeta crepuscolare romagnolo: Io non sono "un forte"; la mia vita è solo malinconia: non dolore e nemmeno tristezza: malinconia. E' sacrilegio, ma son tentato di dirglielo... io non so che farmene della mia giovinezza. Scrivere delle poesie è l'unica cosa che mi piaccia ancora; è la più spontanea, la più nostalgica. Scrivendo, mi par di rivivere degli anni remoti, delle dolcezze passate o non godute o impossibili. Io non esco dalla mia casa, dal mio triste eremo... Io leggo sempre con molto interesse le sue cronache teatrali: più che il critico e il cronista (come Ella spesso, con amabile ironia, si chiama) ci sento lo scrittore e l'artista. Io non amo il teatro (mi è sempre parso così triste!), ma a traverso i suoi articoli mi interessa, mi piace. Direi quasi che esso eccita la mia fantasia...); Antonio FOGAZZARO (un biglietto e una lettera, molto bella, del 1905, nella quale parla della perdita del figlio: A Lei, ma solo a Lei e solo perché so ch'Ella è padre affettuoso, dirò che a stento frenai le lagrime né vi sarei riuscito se non fossi stato in presenza d'estranei, d'indirfferenti. Sei mesi fa ho perduto un figlio col quale l'anima mia è sempre, sempre; un figlio che mi amava di tenerezza inenarrabile. Debbo dire altro? Debbo spiegarmi di più? Se fosse necessario, non lo saprei fare. Non so che stringerle ambedue le mani, questa volta, e riaprirle dal fondo del cuore, dove siamo due); Pasquale Stanislao MANCINI: Fausto Maria MARTINI; Giuseppe GIACOSA (quattro fra biglietti e lettere più il manoscritto autografo di un componimento poetico giocoso); Francesco PASTONCHI (quattro lettere); Giovanni GENTILE; Arturo GRAF (un biglietto e un'importante lettera del 1893, si sofferma sulle dottrine positiviste e socialiste: Io ammiro lo Spencer, e credo di poter dire di conoscerne a fondo tutte le opere; ma della mia conversione al socialismo fu egli causa principalissima..., con quella meravigliosa dottrina della evoluzione di cui egli fu e rimane espositore insuperato); Luigi CAPUANA (tre biglietti e due lunghe lettere; importante quella del 1911: può darsi che nelle mie novelle si scorga come io preferisca con la rapidità dell'azione e del dialogo una specie di nudità. Ho abborrito sempre gli orpelli stilistici che poi (voi lo sapete meglio di me) non sono di straordinaria difficoltà); Giovanni VERGA (un biglietto e una lettera del 1907); Emma GRAMMATICA (tre lettere e due biglietti); Guido MAZZONI (quattro lettere e una cartolina); Giustino FORTUNATO (due lettere); Amalia GUGLIELMINETTI (due lettere); Grazia DELEDDA (sette lettere, un biglietto e due cartoline; bella quella del 1912: Sì, sono a Roma, nella nostra casetta in fondo al mondo. Ma è tanto bello, quaggiù: una pace, una serenità, una tristezza solenne di esilio!... un paesetto in fondo a Roma. Si ha l'impressione, guardando verso Roma, che la grande città ci abbia respinto, cacciato via, esiliato. Ma noi guardiamo laggiù appunto con l'orgoglio e la superbia accorata degli esuli...); Paolo BUZZI; Gerolamo ROVETTA; Filippo Tommaso MARINETTI; Guido DA VERONA (sette lettere); Arrigo BOITO (due lettere); Massimo BONTEMPELLI (una cartolina e due lettere); Giuseppe Antonio BORGESE; Edoardo CALANDRA (tre lettere); Ceccardo ROCCATAGLIATA CECCARDI; Diego ANGELI; Ada NEGRI; NEERA (due lettere); Alfredo PANZINI; Giovanni PAPINI, eccetera eccetera. Bellissimo archivio.