Lot Essay
Il presente dipinto è una variante del 'Ritratto d'uomo con corazza, supposto Gennaro Annese' a Napoli, collezione privata, attribuito ad Aniello Falcone da Ferdinando Bologna (in Battistello Caracciolo e il primo naturalismo a Napoli, catalogo della mostra, Napoli, 1991, p. 158, p. 96 tav. col. 40, p. 318, n. 2.84). Rilevando che non è credibile l'identificazione del personaggio con Gennaro Annese, basata su antichi cartellini sul retro della tela, Bologna collegava il ritratto da lui pubblicato alla figura di vecchio con gli occhiali del 'Concerto' di Falcone, che ricompare anche nella 'Cacciata dei mercanti dal tempio', nei 'Soldati romani in un circo' (tutti e tre a Madrid, Prado; cf. N. Spinosa, Pittura napoletana del '600, Milano, 1984, tavv. 320, 327 e 318), e in varie opere di Falcone (per l'attività di Falcone cf. anche: A. Alabiso, Aniello Falcone's frescoes in the villa of Gaspar Roomer at Barra, in 'The Burlington Magazine', n. 131, 1989, pp. 31-36; P. Leone de Castris, Un 'San Giorgio' a fresco ed altre cose di Aniello Falcone, in 'Bollettino d'arte', 6, n.s. 78, 1993, nn. 80/81, p. 55-68).
L'identità del personaggio raffigurato resta incerta, ma si pensa che egli potesse essere don Alvaro de las Torres, condottiero spagnolo vissuto a Napoli al tempo della rivolta di Masaniello, in cui si sarebbe segnalato per il ruolo avuto nella cattura del Duca di Guisa e della sua traduzione a Gaeta. Sulle ragioni della identificazione del personaggio raffigurato con don Alvaro de las Torres cf. la scheda del quadro già pubblicato da Bologna, redatta da M. Carignani in L'anima e il volto. Ritratto e fisiognomica da Leonardo a Bacon, catalogo, a cura di F. Caroli, Milano, 1998, p. 240. Lo studioso ricava tale identificazione da riscontri su antichi inventari della Collezione Spinelli di Tarsia.
Di certo il presente lotto ritrae lo stesso personaggio del dipinto reso noto da Bologna. La postura del volto è quasi identica, ed è ribadita la professione militare dell'uomo mediante lo spallaccio e il collare dell'armatura. Quest'uomo così caro a Falcone doveva amare i cappelli, come quello con piuma e diadema qui impiegato, o come quello floscio, a basco e sempre con piuma, che ricorre in numerose varianti in tanti ritratti di Rembrandt. Tale elemento iconografico potrebbe indicare una origine o una cultura nordica del personaggio raffigurato, forse allusa anche dalla sagoma ovale del dipinto, ricorrente nella ritrattistica nord-europea del Seicento.
Il presente dipinto dovrebbe porsi nella maturità di Falcone, dopo il 1640, in prossimità delle opere qui citate a confronto (Carignani data l'altra versione tra il 1646 e il 1650). Nell'impianto del ritratto sembra anche riscontrabile un rapporto con il 'Suonatore di chitarra' di Massimo Stanzione già a Napoli, Collezione Dalla Vecchia e poi a Roma, Christie's, 6-XII-1994, lotto 61 (cf. S. Schütze e T.C. Willette, Massimo Stanzione. L'opera completa, Napoli, 1992, pp. 210-211, p. 54, tav. XVIII, p. 316, fig. 180).
L'identità del personaggio raffigurato resta incerta, ma si pensa che egli potesse essere don Alvaro de las Torres, condottiero spagnolo vissuto a Napoli al tempo della rivolta di Masaniello, in cui si sarebbe segnalato per il ruolo avuto nella cattura del Duca di Guisa e della sua traduzione a Gaeta. Sulle ragioni della identificazione del personaggio raffigurato con don Alvaro de las Torres cf. la scheda del quadro già pubblicato da Bologna, redatta da M. Carignani in L'anima e il volto. Ritratto e fisiognomica da Leonardo a Bacon, catalogo, a cura di F. Caroli, Milano, 1998, p. 240. Lo studioso ricava tale identificazione da riscontri su antichi inventari della Collezione Spinelli di Tarsia.
Di certo il presente lotto ritrae lo stesso personaggio del dipinto reso noto da Bologna. La postura del volto è quasi identica, ed è ribadita la professione militare dell'uomo mediante lo spallaccio e il collare dell'armatura. Quest'uomo così caro a Falcone doveva amare i cappelli, come quello con piuma e diadema qui impiegato, o come quello floscio, a basco e sempre con piuma, che ricorre in numerose varianti in tanti ritratti di Rembrandt. Tale elemento iconografico potrebbe indicare una origine o una cultura nordica del personaggio raffigurato, forse allusa anche dalla sagoma ovale del dipinto, ricorrente nella ritrattistica nord-europea del Seicento.
Il presente dipinto dovrebbe porsi nella maturità di Falcone, dopo il 1640, in prossimità delle opere qui citate a confronto (Carignani data l'altra versione tra il 1646 e il 1650). Nell'impianto del ritratto sembra anche riscontrabile un rapporto con il 'Suonatore di chitarra' di Massimo Stanzione già a Napoli, Collezione Dalla Vecchia e poi a Roma, Christie's, 6-XII-1994, lotto 61 (cf. S. Schütze e T.C. Willette, Massimo Stanzione. L'opera completa, Napoli, 1992, pp. 210-211, p. 54, tav. XVIII, p. 316, fig. 180).