Lot Essay
Siamo grati alla Dr. Ursula Fischer Pace per aver confermato l'attribuzione a Romanelli per il presente dipinto dopo averlo esaminato in originale. La studiosa ha suggerito una datazione al primo soggiorno parigino di Romanelli (1646-48), avanzando l'ipotesi che l'opera possa essere una versione ridotta alla sola figura femminile di una Allegoria in onore del Cardinal Giulio Mazzarino, primo ministro della Reggente Anna d'Austria e alleato politico del Cardinal Francesco Barberini, grande protettore del pittore viterbese.
Protesa verso l'alto, una giovane donna alata solleva una corona di alloro nella mano sinistra e reca nella destra una tromba mentre volge lo sguardo al cielo in direzione della fonte luminosa. L'ala destra in ombra crea un vigoroso effetto di controluce. Il ritmo della figura è sostenuto da colori squillanti: l'ocra dell'abito che avvolge morbidamente la donna, evidenziandone le forme tornite, il rosso del drappo fermato a metà delle gambe e terminante in un'ampia voluta e il blu del cielo che si intensifica all'orizzonte a contrasto con le tonalità più scure delle montagne. Al margine destro campeggia un alto basamento cilindrico visto di scorcio, con uno stemma al centro su cui sono visibili due stelle a otto punte - la presenza di una terza stella si può oggi solo ipotizzare sulla base della simmetria compositiva del dipinto, che è stato rifilato lungo i bordi. Lo scudo araldico è sormontato da una corona e al di sopra corre una ghirlanda avvolta da un nastro. Sulla sommità del piedistallo sono poste due corone, un cappello cardinalizio e la croce dell'Ordine di Malta, mentre alla base è appoggiato il bastone di comando.
Il personaggio femminile è identificabile con la Fama secondo la descrizione che ne dà Cesare Ripa, 'Donna vestita d'un velo sottile succinto à traverso, raccolto a meza gamba, che mostri di correre leggiermente, haverà due grand'ali, [...] nella destra mano terrà una tromba' (C. Ripa, Iconologia, a cura di P. Buscaroli, Milano, 2002, p.124).
L'attribuzione a Romanelli è basata su confronti stilistici con la decorazione ad affresco della 'Galerie haute', dipinta dal pittore per Mazzarino a partire dal 1646. La galleria faceva parte dell'Hôtel de Chevry-Tubeuf e ospitava le collezioni d'arte dell'illustre prelato; oggi è sede della Bibliothèque Nationale. La giovane donna raffigurata nel dipinto rinvia alla fisionomia di Elena del Ratto di Elena posto al centro della volta della galleria, mentre analogie compositive si colgono rispetto alla Vittoria alata che campeggia in uno dei peducci della volta (cf. E. Oy-Marra, 'Zu den Fresken des Parnass und des Parisurteils von Giovanni Francesco Romanelli in der Galerie Mazarin in Paris', Zeitschrift fûr Kunstgeschichte, 57, 1994, Heft 2, Sonderdruck, pp. 170-200, p. 182, fig. 11, p. 188, fig. 17). Tra gli episodi dipinti da Romanelli nella galleria figurano anche giochi di putti con tre stelle e fasci littori, allusione araldica all'illustre committente (cf. E. Oy-Marra, cit., p. 184-5, fig. 13, 14). A proposito delle stelle dell'arme di Mazzarino come presagio di pace, scrive l'Abate Jean Jacques Barthès: 'Ainsi les etoilles, par leur influences exemptes des tempestes, sont un presage du paix: En effet il n'y a jamais de guerre entre elles, leurs distance toujour égale' (Abbé J. J. de Barthès, Soixantes devises latines sur les armes de monseigneur l'éminentissime Cardinal Mazarin, Parigi, 1646, fol. 33r. trascritto in E. Oy-Marra, cit., p. 198).
Dal punto di vista compositivo il dipinto rimanda all'Allegoria di Giulio Mazzarino, incisa da François Poilly su disegno di Romanelli (Parigi, Bibliothèque Nationale, Cabinet des Éstampes, Giovan Francesco Romanelli fol. 93, B 133275, cf. E. Oy-Marra, cit., p. 198-9, fig. 128). Nell'incisione Minerva detta alla Storia un epitaffio per il monumento a forma di piedistallo cilindrico in onore di Giulio Mazzarino. Due geni sorreggono il ritratto del Cardinale sul basamento; quello di destra con la tromba in mano (la Fama) tiene ben fermo ai suoi piedi un uomo con serpenti tra i capelli, personificazione della discordia. Analogamente alla Fama del dipinto, il genio dell'incisione celebra l'alto compito di pacificatore del committente e ne consacra il ruolo politico nella dimensione atemporale del mito.
Protesa verso l'alto, una giovane donna alata solleva una corona di alloro nella mano sinistra e reca nella destra una tromba mentre volge lo sguardo al cielo in direzione della fonte luminosa. L'ala destra in ombra crea un vigoroso effetto di controluce. Il ritmo della figura è sostenuto da colori squillanti: l'ocra dell'abito che avvolge morbidamente la donna, evidenziandone le forme tornite, il rosso del drappo fermato a metà delle gambe e terminante in un'ampia voluta e il blu del cielo che si intensifica all'orizzonte a contrasto con le tonalità più scure delle montagne. Al margine destro campeggia un alto basamento cilindrico visto di scorcio, con uno stemma al centro su cui sono visibili due stelle a otto punte - la presenza di una terza stella si può oggi solo ipotizzare sulla base della simmetria compositiva del dipinto, che è stato rifilato lungo i bordi. Lo scudo araldico è sormontato da una corona e al di sopra corre una ghirlanda avvolta da un nastro. Sulla sommità del piedistallo sono poste due corone, un cappello cardinalizio e la croce dell'Ordine di Malta, mentre alla base è appoggiato il bastone di comando.
Il personaggio femminile è identificabile con la Fama secondo la descrizione che ne dà Cesare Ripa, 'Donna vestita d'un velo sottile succinto à traverso, raccolto a meza gamba, che mostri di correre leggiermente, haverà due grand'ali, [...] nella destra mano terrà una tromba' (C. Ripa, Iconologia, a cura di P. Buscaroli, Milano, 2002, p.124).
L'attribuzione a Romanelli è basata su confronti stilistici con la decorazione ad affresco della 'Galerie haute', dipinta dal pittore per Mazzarino a partire dal 1646. La galleria faceva parte dell'Hôtel de Chevry-Tubeuf e ospitava le collezioni d'arte dell'illustre prelato; oggi è sede della Bibliothèque Nationale. La giovane donna raffigurata nel dipinto rinvia alla fisionomia di Elena del Ratto di Elena posto al centro della volta della galleria, mentre analogie compositive si colgono rispetto alla Vittoria alata che campeggia in uno dei peducci della volta (cf. E. Oy-Marra, 'Zu den Fresken des Parnass und des Parisurteils von Giovanni Francesco Romanelli in der Galerie Mazarin in Paris', Zeitschrift fûr Kunstgeschichte, 57, 1994, Heft 2, Sonderdruck, pp. 170-200, p. 182, fig. 11, p. 188, fig. 17). Tra gli episodi dipinti da Romanelli nella galleria figurano anche giochi di putti con tre stelle e fasci littori, allusione araldica all'illustre committente (cf. E. Oy-Marra, cit., p. 184-5, fig. 13, 14). A proposito delle stelle dell'arme di Mazzarino come presagio di pace, scrive l'Abate Jean Jacques Barthès: 'Ainsi les etoilles, par leur influences exemptes des tempestes, sont un presage du paix: En effet il n'y a jamais de guerre entre elles, leurs distance toujour égale' (Abbé J. J. de Barthès, Soixantes devises latines sur les armes de monseigneur l'éminentissime Cardinal Mazarin, Parigi, 1646, fol. 33r. trascritto in E. Oy-Marra, cit., p. 198).
Dal punto di vista compositivo il dipinto rimanda all'Allegoria di Giulio Mazzarino, incisa da François Poilly su disegno di Romanelli (Parigi, Bibliothèque Nationale, Cabinet des Éstampes, Giovan Francesco Romanelli fol. 93, B 133275, cf. E. Oy-Marra, cit., p. 198-9, fig. 128). Nell'incisione Minerva detta alla Storia un epitaffio per il monumento a forma di piedistallo cilindrico in onore di Giulio Mazzarino. Due geni sorreggono il ritratto del Cardinale sul basamento; quello di destra con la tromba in mano (la Fama) tiene ben fermo ai suoi piedi un uomo con serpenti tra i capelli, personificazione della discordia. Analogamente alla Fama del dipinto, il genio dell'incisione celebra l'alto compito di pacificatore del committente e ne consacra il ruolo politico nella dimensione atemporale del mito.