Renato Guttuso (1912-1987)
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's… Read more
Renato Guttuso (1912-1987)

Terrazzino e tetti alla Kalsa

Details
Renato Guttuso (1912-1987)
Terrazzino e tetti alla Kalsa
firmato Guttuso (in basso verso sinistra); firmato e datato Guttuso 76 (sul retro); dedica Alla Sigra Anna Pantaloni (sul retro)
olio su tela
cm 60,5x49,5
Eseguito nel 1976
Provenance
Galleria Anna d'Ascanio, Roma
Collezione Pantaloni, Roma
Literature
E. Crispolti, Catalogo ragionato generale dei dipinti di Renato Guttuso, Milano 1989, vol. III, p. 230, n. 76/36 (illustrato)
Exhibited
Roma, Galleria Anna d'Ascanio, Tetti di Sicilia, 15 novembre 1976, cat. (illustrato)
Palermo, Galleria La Tavolozza, Guttuso, febbraio - marzo 1977, cat., n. 3
Special notice
Artist's Resale Right ("Droit de Suite"). Artist's Resale Right Regulations 2006 apply to this lot, the buyer agrees to pay us an amount equal to the resale royalty provided for in those Regulations, and we undertake to the buyer to pay such amount to the artist's collection agent. Where there is no symbol Christie's generally sells lots under the Margin Scheme. The final price charged to Buyer''s for each lot, is calculated in the following way: 30% of the final bid price of each lot up to and including € 20.000,00 26% of the excess of the hammer price above € 20.000,00 and up and including € 800.000,00 18,5% of the excess of the hammer price above €800.000,00

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Lot Essay

Del 1976 e '77 è il ciclo di paesaggi del vecchio quartiere palermitano di Kalsa, ciclo di opere che si estende a "tetti palermitani" e siciliani in genere.
In opere come questa il gusto delle rovine si unisce al gusto per l'intrico delle piccole squadrate volumetrie, con un effetto di forte oggettivata plasticità, in un cromatismo luminoso, e di scansione netta dei piani "Fitti intrichi di stradine, di muri, di tetti, di finestre, di terrazze ripercorsi con occhio che si esalta pittoricamente della costruzione dell'intrico di un'architettura stranissima nonchè della luce e dell'ombra che modellano la volumetria delle case.
Sono immagini dai colori lievi, con qualche lama più accesa guizzante ma generalmente armonizzanti sul bianco e sul grigio. Le case sono come vedute da un punto sempre più alto in modo che svelano il labirinto della costruzione interna.
Questa veduta continua a volo di uccello acquista una tensione visiva struggente che è continuamente rafforzata dalla resa dei particolari e delle maceria. Ma non è una resa veristica. Materie e particolari sono come evocati da una grande lontananza, e l'intrico dei muri e dei tetti è una "tessitura" calma e profonda. Il colore grigio, che assorbe e armonizza tutti gli altri colori, combina col bianco luminoso un equilibrio magico di luci tutto costruito, molto sensibile alla realtà della stagione e dell'ora, ma non sapresti dire che ora e che stagione.
Una Sicilia della lontananza e del desiderio ripercorsa con lo scivolo della luce muro per muro, tegola per tegola. Questa la ragione intima, forse, di quel "rigore che rasenta l'accanimento", pure in un genere di pittura niente affatto nuova per Guttuso.
In questo sguardo abbassato a frugare l'intrico degli interni-esterni delle case, tra tetti e terrazze, c'è un pensiero grave e accorato. La stessa assenza di figure umane alla fine si pone come una domanda sul mondo fitto e popolato di case, su quella vita che il labirinto serra. Muri e tetti come qualcosa di vivente, da frugare con lo sguardo per trovare quell'umano che si conosce e che si spera".
(D. Micacchi, Guttuso e i tetti di Sicilia, "l'Unità", Roma, 10 dicembre 1976. In E. Crispolti, Catalogo ragionato generale dei dipinti di Renato Guttuso, Milano 1989, vol. III, p. LXXXIII).

Mentre Rubiu sottolinea bene la particolare natura di ciclo di quest'insieme di dipinti: "Sono paesaggi di Sicilia, riconoscibilissimi nella loro fedeltà al vero, ma un vero tutt'altro che assoluto e testuale, perchè in Guttuso c'è sempre la curiosità di scoprire, e quasi senza obbligo di scordarsi del vero per inventare. E sono paesaggi urbani, dove l'unico motivo che conta, si può dire, è quello delle case che si sovrappongono, continuano l'una dietro l'altra. Ma intanto, e proprio quando il tema sembra come restringersi in sè stesso, si resta colpiti dall'abbondanza e novità delle vedute. Ve ne sono di orizzontali, con le tegole dei tetti bene in vista - un tema nel tema - ma con incastri inattesi d'una tale sicurezza, d'un tale calcolo esatto, da non potersi immaginare per ognuna di queste vedute una forma più decisiva, un'immagine più chiara e convincente. Ed altre ve ne sono che si dispongono in verticale, in sovrapposizione più che in estensione, ma senza appiattimento. Anzi, queste vedute dall'alto, in cui le facciate delle case emettono luce chiara e pulita, senza mai divenire sgargianti, una luce fissa, ma senza fissità fotografica; queste vedute rivelano come una tendenza a raggiungere volumetrie solide e precise che oltre tutto aiutano a capire come Guttuso si serva delle scomposizioni cubiste per conferire allo spazio un impianto ritmico perfettamente concluso in sè stesso. Tuttavia, e non sembri una contraddizione, niente è meno concluso di questi paesaggi che si vedono altrettanto bene da vicino come da lontano, dall'alto come dal basso, dal di fuori come dal di dentro. Questa visione di un esterno che diviene al tempo stesso un interno, è forse l'invenzione più felice di Guttuso, e proprio perchè sviluppa il senso pittorico dell'interno, e non già l'intimismo dell'interno".
(V. Rubiu, testo in "Tetti di Sicilia", Studio d'Arte A2, Roma, 15 novembre 1976. In E. Crispolti, Catalogo ragionato generale dei dipinti di Renato Guttuso, Milano 1989, vol. III, p. LXXXIII - LXXXIV).