Lot Essay
Può forse apparire sorprendente che un capolavoro di Andrea Locatelli quale, senza dubbio, il dipinto qui presentato sia rimasto fino a questo momento del tutto sconosciuto. Ben poche, in effetti, le opere dell'artista romano che a questa possano davvero confrontarsi per ampiezza di respiro nella composizione paesistica, importanza di dimensioni, qualità di esecuzione pittorica e, non ultimo, eccellente stato conservativo.
È appunto in opere di questa qualità eccezionale che Locatelli si mostra forse il più grande pittore di paesaggio del Settecento romano, senza dubbio alla pari col più noto Orizzonte, e più di lui in grado di rinnovare i modelli del classicismo seicentesco proponendo una visione della natura nei suoi aspetti più squisitamente bucolici, del tutto in linea con le istanze espresse dalla Accademia dell'Arcadia.
Ben pochi, si diceva, i dipinti direttamente paragonabili al nostro tra quanti a suo tempo furono catalogati da Andrea Busiri Vici in quella che resta a tutt'oggi la più ampia pubblicazione dedicata all'artista (Andrea Locatelli e il paesaggio romano del settecento, Roma 1976). Tra di essi è possibile tuttavia rintracciare una tela in tutto confrontabile al paesaggio qui offerto non solo per la splendida qualità ma anche per dimensioni sostanzialmente coincidenti. Si tratta del dipinto censito come in collezione Colombo a Milano, dal mercato antiquario inglese (A. Busiri Vici, 1976, cat. 63; p. 103, fig. 123), molto vicino al nostro anche per le belle figure. Come in questo caso, anch'esse sono di mano dell'artista, formatosi nella bottega di Biagio Puccini, pittore "di storia". È' possibile che le due tele siano state concepite in pendant, e separate prima degli anni Sessanta del Novecento.
Ulteriori confronti, soprattutto per l'ampia distesa d'acqua e la distribuzione della vegetazione, sono possibili con il grande paesaggio fluviale nel Kunsthistorisches Museum di Vienna, di dimensioni leggermente inferiori ma, come questo, databile nel quarto decennio del Settecento (A. Busiri Vici, 1976, cat. 60).
È appunto in opere di questa qualità eccezionale che Locatelli si mostra forse il più grande pittore di paesaggio del Settecento romano, senza dubbio alla pari col più noto Orizzonte, e più di lui in grado di rinnovare i modelli del classicismo seicentesco proponendo una visione della natura nei suoi aspetti più squisitamente bucolici, del tutto in linea con le istanze espresse dalla Accademia dell'Arcadia.
Ben pochi, si diceva, i dipinti direttamente paragonabili al nostro tra quanti a suo tempo furono catalogati da Andrea Busiri Vici in quella che resta a tutt'oggi la più ampia pubblicazione dedicata all'artista (Andrea Locatelli e il paesaggio romano del settecento, Roma 1976). Tra di essi è possibile tuttavia rintracciare una tela in tutto confrontabile al paesaggio qui offerto non solo per la splendida qualità ma anche per dimensioni sostanzialmente coincidenti. Si tratta del dipinto censito come in collezione Colombo a Milano, dal mercato antiquario inglese (A. Busiri Vici, 1976, cat. 63; p. 103, fig. 123), molto vicino al nostro anche per le belle figure. Come in questo caso, anch'esse sono di mano dell'artista, formatosi nella bottega di Biagio Puccini, pittore "di storia". È' possibile che le due tele siano state concepite in pendant, e separate prima degli anni Sessanta del Novecento.
Ulteriori confronti, soprattutto per l'ampia distesa d'acqua e la distribuzione della vegetazione, sono possibili con il grande paesaggio fluviale nel Kunsthistorisches Museum di Vienna, di dimensioni leggermente inferiori ma, come questo, databile nel quarto decennio del Settecento (A. Busiri Vici, 1976, cat. 60).