Lot Essay
L’unico, ampio taglio verticale che penetra la tela splendente e dorata di Concetto Spaziale (1960) costituisce una delle manifestazioni più pure ed eleganti del concetto iconico di arte spaziale di Lucio Fontana. Nell’utilizzo dell’oro, Fontana fa riferimento non solo alla gloria solare delle stelle e del sole, ma anche all’arte religiosa barocca e bizantina ammirate a Venezia durante il suo determinante viaggio nel 1961. I viaggi che l’artista fece a Venezia e a New York nel corso di quell’anno diedero origine ai dipinti
iridiscenti ad olio e alle opere in metallo, ispirate alle superfici riflettenti e baluginanti che aveva avuto modo di vedere: dalla magnificenza dorata di San Marco allo splendore futuristico dei grattacieli newyorkesi, Fontana credeva di aver intravisto le macchinazioni dell’universo sulla terra. Il ricorso all’argento e all’oro sarebbe diventato caratteristico anche
della sua pratica successiva, e opere come Concetto Spaziale riflettono il desiderio dell’artista di incorporare quella radiosità celeste nella sua arte. Allo stesso tempo l’opera è un’interpretazione metallica e brillante dello splendore del cosmo, un magnifico reliquario astratto che celebra il frammento di spazio puro che ha nel cuore.
Questo nuovo carattere sontuoso sintetizza ulteriormente terra e cielo nell’opera di Fontana: un elemento del lusso veneziano nella superficie di Concetto Spaziale oltre ad un sublime senso di movimento. E’ stata questa la caratteristica che ha portato Fontana a guardare a lungo il Barocco nel corso della sua carriera artistica: se le prime ceramiche richiamavano gli arabeschi e le figure del barocco per il loro tentativo di trasmettere una sensazione di movimento nello spazio, in Concetto Spaziale lo stesso movimento è rappresentato nella superficie tagliata, dove il gesto dell’artista è preservato come la traccia di una meteora.
La sua presenza enigmatica è intensificata dall’uso dell’oro: il Concetto Spaziale che presentiamo è un oggetto terreno, ma rivestito dalla radiosità dei soli, delle supernove, e delle aureole dei santi. Come in tutte le opere di Fontana, restiamo incantati di fronte alla sua padronanza abile e sensuale della materia proprio al momento in cui ci lanciamo in un viaggio cosmico, la mente avviata verso i misteri infiniti e avvincenti dello spazio.
Penetrating a resplendent gold canvas, Fontana’s single, sweeping vertical incision in Concetto spaziale (1961) sees his iconic concept of ‘spatial art’ at its most pure and elegant.¹By using gold, Fontana was referencing not only the solar glory of stars and the sun, but also the religious art of the Baroque and Byzantine periods that he saw in Venice in the crucial year of 1961. Fontana’s visits to Venice and New York that year resulted in iridescent oil paintings and metal works inspired by the glimmering reflective surfaces he encountered: from the gilded glory of St. Mark’s to the futuristic splendour of Manhattan’s skyscrapers, Fontana felt he
had glimpsed the machinations of the universe on earth. His recourse to silver and gold would continue throughout his practice, and works such as Concetto spaziale reflect his desire to incorporate this celestial radiance into his art. At the same time, he was creating a gleaming, metallic vision of the splendour of the cosmos, a magnificent abstract reliquary that celebrates the slice of pure space that lies at its heart.
This newly opulent quality further synthesised earth and the heavens in Fontana’s work: there is a Venetian sense of luxury in the surface of Concetto spaziale as well as a sense of sublime movement. It was this characteristic that had led Fontana to look at the Baroque throughout much of his career. Where his earlier ceramics echoed Baroque arabesques and figures in their attempt to convey a sense of motion in space, in¹Concetto spaziale¹this motion is captured in the slashed surface, the artist’s gesture preserved like the trail of a meteor. Its enigmatic presence is heightened by the use of gold: this Concetto spaziale is an earthbound object, but is cloaked in the radiance of suns, supernovas, the haloes of saints. As with all Fontana’s work, we are enthralled by his masterly, sensuous command of material even as we are sent on a cosmic journey, our minds sent reeling into the infinite, captivating mysteries
of space.
iridiscenti ad olio e alle opere in metallo, ispirate alle superfici riflettenti e baluginanti che aveva avuto modo di vedere: dalla magnificenza dorata di San Marco allo splendore futuristico dei grattacieli newyorkesi, Fontana credeva di aver intravisto le macchinazioni dell’universo sulla terra. Il ricorso all’argento e all’oro sarebbe diventato caratteristico anche
della sua pratica successiva, e opere come Concetto Spaziale riflettono il desiderio dell’artista di incorporare quella radiosità celeste nella sua arte. Allo stesso tempo l’opera è un’interpretazione metallica e brillante dello splendore del cosmo, un magnifico reliquario astratto che celebra il frammento di spazio puro che ha nel cuore.
Questo nuovo carattere sontuoso sintetizza ulteriormente terra e cielo nell’opera di Fontana: un elemento del lusso veneziano nella superficie di Concetto Spaziale oltre ad un sublime senso di movimento. E’ stata questa la caratteristica che ha portato Fontana a guardare a lungo il Barocco nel corso della sua carriera artistica: se le prime ceramiche richiamavano gli arabeschi e le figure del barocco per il loro tentativo di trasmettere una sensazione di movimento nello spazio, in Concetto Spaziale lo stesso movimento è rappresentato nella superficie tagliata, dove il gesto dell’artista è preservato come la traccia di una meteora.
La sua presenza enigmatica è intensificata dall’uso dell’oro: il Concetto Spaziale che presentiamo è un oggetto terreno, ma rivestito dalla radiosità dei soli, delle supernove, e delle aureole dei santi. Come in tutte le opere di Fontana, restiamo incantati di fronte alla sua padronanza abile e sensuale della materia proprio al momento in cui ci lanciamo in un viaggio cosmico, la mente avviata verso i misteri infiniti e avvincenti dello spazio.
Penetrating a resplendent gold canvas, Fontana’s single, sweeping vertical incision in Concetto spaziale (1961) sees his iconic concept of ‘spatial art’ at its most pure and elegant.¹By using gold, Fontana was referencing not only the solar glory of stars and the sun, but also the religious art of the Baroque and Byzantine periods that he saw in Venice in the crucial year of 1961. Fontana’s visits to Venice and New York that year resulted in iridescent oil paintings and metal works inspired by the glimmering reflective surfaces he encountered: from the gilded glory of St. Mark’s to the futuristic splendour of Manhattan’s skyscrapers, Fontana felt he
had glimpsed the machinations of the universe on earth. His recourse to silver and gold would continue throughout his practice, and works such as Concetto spaziale reflect his desire to incorporate this celestial radiance into his art. At the same time, he was creating a gleaming, metallic vision of the splendour of the cosmos, a magnificent abstract reliquary that celebrates the slice of pure space that lies at its heart.
This newly opulent quality further synthesised earth and the heavens in Fontana’s work: there is a Venetian sense of luxury in the surface of Concetto spaziale as well as a sense of sublime movement. It was this characteristic that had led Fontana to look at the Baroque throughout much of his career. Where his earlier ceramics echoed Baroque arabesques and figures in their attempt to convey a sense of motion in space, in¹Concetto spaziale¹this motion is captured in the slashed surface, the artist’s gesture preserved like the trail of a meteor. Its enigmatic presence is heightened by the use of gold: this Concetto spaziale is an earthbound object, but is cloaked in the radiance of suns, supernovas, the haloes of saints. As with all Fontana’s work, we are enthralled by his masterly, sensuous command of material even as we are sent on a cosmic journey, our minds sent reeling into the infinite, captivating mysteries
of space.