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MESSINA 1909. Il terremoto di Messina, nei primi giorni del 1909, fu una delle prime catastrofi del secolo catastrofico per antonomasia; la scala delle distruzioni causate dal sisma impressionò enormemente l'opinione pubblica, non solo italiana - come testimonia in abbondanza questa bellissima raccolta di fotografie scattate da un anonimo osservatore francese pochissimi giorni dopo il disastro, a Messina centro, nel porto di Siracusa (presso il quale sbarcavano gli aiuti, ma da dove soprattutto, già a pochissimo dalla catastrofe, una quantità di senzatetto si risolse ad espatriare, per lo più diretta da parenti già emigrati negli Stati Uniti) e negli ospedali napoletani nei quali presero subito ad affluire imponenti masse di feriti. Si tratta di cinquantuno foto originali, incorniciate su cartone pesante e rilegate in un corposo album coevo, senza titolo; in calce, didascalie ma anche commenti più corposi, manoscritti da parte di un osservatore non digiuno di nozioni sismologiche (lo dimostrano le prime pagine, nelle quali sono accolte anche tavole disegnate a matita della situazione geologica della Sicilia, nonché dei danni teoricamente registrabili sugli edifici come quelli del centro di Messina), ma altresì emotivamente assai partecipe. Si tratta di un occhio pietoso e insieme analitico, di una voce senza identità che ci restituisce appieno, con una specie di tragica asciuttezza "veristica" (e forse proprio in virtù di questa misteriosa impersonalità), le immense proporzioni del dramma consumatosi. Assai eloquenti le immagini degli edifici distrutti, naturalmente (come l'abitazione del Console francese, la chiesa di San Fracesco d'Assisi totalmente scoperchiata, la Cattedrale - "Chef d'oeuvre du XIIe siècle", "presqu'entièrement détruite"), ma ancora più toccanti le immagini dei sopravvissuti, i volti rassegnati e devastati, che si accalcano nelle corsie d'ospedale o sul molo del porto di Siracusa, in attesa del loro turno per salire sul transatlantico che li porterà oltre Oceano, o che trasportano i loro morti lungo le strade coperte di macerie (alla fine verranno contate 60.000 vittime...). Uno scatto alla stazione di Siracusa, 14 gennaio 1909: "scène de deux soeurs se retrouvant après le sinistre. L'une d'elles (au mantille blanche) était considerée comme perdue à Messine, elle revint quinze jours apreès la catastrophe sa famille à Syracuse. Elle porte à la main le léger bagage qu'elle a pu sauver": anche nel tempo della disperazione si può piangere di gioia.

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MESSINA 1909. Il terremoto di Messina, nei primi giorni del 1909, fu una delle prime catastrofi del secolo catastrofico per antonomasia; la scala delle distruzioni causate dal sisma impressionò enormemente l'opinione pubblica, non solo italiana - come testimonia in abbondanza questa bellissima raccolta di fotografie scattate da un anonimo osservatore francese pochissimi giorni dopo il disastro, a Messina centro, nel porto di Siracusa (presso il quale sbarcavano gli aiuti, ma da dove soprattutto, già a pochissimo dalla catastrofe, una quantità di senzatetto si risolse ad espatriare, per lo più diretta da parenti già emigrati negli Stati Uniti) e negli ospedali napoletani nei quali presero subito ad affluire imponenti masse di feriti. Si tratta di cinquantuno foto originali, incorniciate su cartone pesante e rilegate in un corposo album coevo, senza titolo; in calce, didascalie ma anche commenti più corposi, manoscritti da parte di un osservatore non digiuno di nozioni sismologiche (lo dimostrano le prime pagine, nelle quali sono accolte anche tavole disegnate a matita della situazione geologica della Sicilia, nonché dei danni teoricamente registrabili sugli edifici come quelli del centro di Messina), ma altresì emotivamente assai partecipe. Si tratta di un occhio pietoso e insieme analitico, di una voce senza identità che ci restituisce appieno, con una specie di tragica asciuttezza "veristica" (e forse proprio in virtù di questa misteriosa impersonalità), le immense proporzioni del dramma consumatosi. Assai eloquenti le immagini degli edifici distrutti, naturalmente (come l'abitazione del Console francese, la chiesa di San Fracesco d'Assisi totalmente scoperchiata, la Cattedrale - "Chef d'oeuvre du XIIe siècle", "presqu'entièrement détruite"), ma ancora più toccanti le immagini dei sopravvissuti, i volti rassegnati e devastati, che si accalcano nelle corsie d'ospedale o sul molo del porto di Siracusa, in attesa del loro turno per salire sul transatlantico che li porterà oltre Oceano, o che trasportano i loro morti lungo le strade coperte di macerie (alla fine verranno contate 60.000 vittime...). Uno scatto alla stazione di Siracusa, 14 gennaio 1909: "scène de deux soeurs se retrouvant après le sinistre. L'une d'elles (au mantille blanche) était considerée comme perdue à Messine, elle revint quinze jours apreès la catastrophe sa famille à Syracuse. Elle porte à la main le léger bagage qu'elle a pu sauver": anche nel tempo della disperazione si può piangere di gioia.
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