Leandro da Ponte, Bassano (1557-1622)
Total Premium Hammer Price 22.5% on the hammer p… Read more
Leandro da Ponte, Bassano (1557-1622)

Ritratto di un frate, probabilmente Fra Paolo Sarpi, a mezza figura, in una tunica bianca con mozzetta nera e un breviario in mano

Details
Leandro da Ponte, Bassano (1557-1622)
Ritratto di un frate, probabilmente Fra Paolo Sarpi, a mezza figura, in una tunica bianca con mozzetta nera e un breviario in mano
firmato 'LEANDER A PONTE/BASS[ANENS].IS AEQUES/[...]T'
olio su tela, entro cornice d'epoca intagliata e dorata
cm 86,5x69
Provenance
Comprato dal nonno del presente proprietario a Firenze nel secondo decennio del secolo XX; giunto per successione ereditaria all'attuale proprietario
Special notice
Total Premium Hammer Price 22.5% on the hammer price of the first ITL.200.000.000 (€130.000) 18.5% for any amount in excess of ITL.200.000.000 (€130.000)

Lot Essay

Il presente ritratto è un dipinto inedito di Leandro Bassano. Secondo il Professor William Rearick, che ha esaminato il dipinto sulla base di fotografie, si tratta di un'opera di 'enorme importanza storica' e di 'eccellente qualità' (comunicazione scritta). Anche il Professor Alessandro Ballarin ha espresso un giudizio d'eccellenza sul 'Ritratto di frate' qui offerto, suggerendo una datazione intorno al primo decennio del secolo XVII.

La notevole capacità ritrattistica di Leandro è testimoniata dallo sguardo intenso del frate, ottenuto con mezzi pittorici essenziali, che coinvolge quasi in modo istantaneo l'osservatore. Il chiaroscuro, nel rafforzare il carattere drammatico del ritratto, aumenterebbe ancora il contrasto, se non fosse parzialmente offuscato dalla vernice antica.

Leandro da Ponte conquistò quasi immediatamente la fama di maggiore ritrattista a Venezia, dopo essersi stabilito nel capoluogo veneto intorno al 1584, al seguito del fratello maggiore Francesco. 'Partendo da un'impostazione tintorettesca, e accogliendo stimoli dall'Emilia, egli giunse ad una sua formulazione in cui venne fissando il carattere fisico e morale del soggetto, ambientato nella sua concreta realtà' (R. Pallucchini, La pittura veneziana del Seicento, Milano, 1987, p. 29). Nel 1595 fu nominato cavaliere dal Doge Marino Grimani in segno di gratitudine per la sua attività pittorica. E' da quell'anno che spesso si trova nei ritratti di Leandro la firma 'Leandro a Pon.te Bass.is Eques', come anche nella presente opera, portando la sua datazione al 1595 o in avanti. Il realismo quasi spietato con cui il personaggio è ritratto sembrerebbe portare la datazione a poco oltre il 1600, ma la ridotta gamma cromatica del dipinto suggerisce una datazione spostata verso la metà del primo decennio del secolo XVII, come ha suggerito anche il Prof. Rearick.

Il ritratto fu in passato identificato con Fra Paolo Sarpi (1552-1623), personaggio importantissimo per la storia di Venezia nonché per la vita spirituale in Italia tra fine Cinquecento e inizi Seicento. Nato a Venezia, Sarpi entrò nell'Ordine dei Servi di Maria nel 1566. Storico, giurista e scienziato di primissimo piano, Sarpi soggiornò a Mantova, Bologna e a Milano (1574-1575) su invito di Carlo Borromeo e da cui fu allontanato per presunta eresia in materia trinitaria. Frequentò i ridotti padovani a cui afferirono anche Bruno, Campanella e lo stesso Galilei, sotto la cui direzione condusse osservazioni sui satelliti di Giove. Tornato a Venezia intraprese una rapida carriera ecclesiastica fino ad ottenere nel 1585 la nomina di Procuratore Generale dell'Ordine servita.
A partire dal 1606 e per diciasette anni in qualità di teologo e canonista offrì il proprio servizio alla Serenissima, intervenendo tra l'altro nella controversia insorta tra Venezia e la curia romana e osando sfidare l'Interdetto di Paolo V Borghese. Gli odi suscitati dal conflitto gli avvalsero prima la scomunica e poi un attentato ordito dai sicari del papa. Nella sua vasta ed ecclettica produzione letteraria si impone l'Istoria del concilio di Trento, scritta tra il 1614 e il 1617, e pubblicata a Londra nel 1519 sotto pseudonimo di Pietro Soave Polano per non incorrere nelle maglie della censura. Morì nella sua città il 15 gennaio 1623.

L'identificazione tra il personaggio ritratto e il frate servita faceva parte della tradizione familiare dei proprietari e si basava su una perizia andata persa, databile all'inizio del secolo XX. In tutta probabilità l'identificazione si era basata sulla somiglianza dei tratti somatici del frate con quelli di Paolo Sarpi, noti grazie a rari dipinti, tra cui quello attribuito a Leandro a Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana e un'incisione (non coeva) di Giovanni Cattini tratta da un dipinto di Tiberio Tinelli. Unico elemento difficilmente conciliabile con tale ipotesi è l'abito del personaggio ritratto. I Serviti infatti indossavano una mozzetta, uno scapolare e un cingolo neri, e come unico elemento chiaro talvolta portavano una camicia bianca. Il personaggio nella presente opera invece veste una tunica bianca, il che farebbe pensare piuttosto a un domenicano. Dalle varie fonti risulta però che il vestiario dei sacerdoti potè variare a seconda delle circostanze. Pertanto, allo stato attuale delle ricerche, resta valida questa suggestiva ipotesi di identificazione.