Lot Essay
La Piazza d'Italia è uno dei soggetti più visitati della produzione metafisica di de Chirico, senz'altro uno dei più ricercati dal collezionismo in quanto particolarmente iconico dell'opera del Maestro. Fedele al mito dell' "eterno ritorno" nietzschiano, l'artista rielabora più volte e in anni diversi un tema a lui caro, rivelando la capacità di rimeditare la sua opera e la fedeltà alla matrice metafisica, che costituisce la parte più originale ed esssenziale della sua intera produzione.
L'architettura delle città e delle piazze d'Italia si caratterizza per un numero relativamente limitato di elementi che ne compongono la raffinata estetica. Nel quadro proposto la composizione è dominata dalle due prospettive dei palazzi con profonde arcate, divergenti dalla norma prospettica, dalla statua di un eroe del Risorgimento posta al centro su un fondale dove prendono corpo la torre conica con le bandierine, il trenino sbuffante, i viandanti che si salutano.
I fondali non hanno funzione di scansione degli spazi ma servono esclusivamente come suggestione magica. La piazza, così minuziosamente e realisticamente fissata, si trasforma in spazio dell'immaginazione e della memoria culturale, abitata solo da simulacri della figura umana, dominata da un'atmosfera straniata, surreale di inusitata assenza. Le ombre lunghe delle figure, della statua, di uno dei palazzi fissano il tempo nell'ora malinconica del tramonto. In quell'ora silenziosa l'atmosfera sospesa della piazza trova uno spessore quasi palpabile: il senso del vuoto acquista forma, l'assenza diventa presenza pittorica in un gioco ossimorico del doppio e della contraddizione - caro a de Chirico - che muove continuamente dal piano della teoria filosofica a quello della teoria pittorica, e viceversa
L'architettura delle città e delle piazze d'Italia si caratterizza per un numero relativamente limitato di elementi che ne compongono la raffinata estetica. Nel quadro proposto la composizione è dominata dalle due prospettive dei palazzi con profonde arcate, divergenti dalla norma prospettica, dalla statua di un eroe del Risorgimento posta al centro su un fondale dove prendono corpo la torre conica con le bandierine, il trenino sbuffante, i viandanti che si salutano.
I fondali non hanno funzione di scansione degli spazi ma servono esclusivamente come suggestione magica. La piazza, così minuziosamente e realisticamente fissata, si trasforma in spazio dell'immaginazione e della memoria culturale, abitata solo da simulacri della figura umana, dominata da un'atmosfera straniata, surreale di inusitata assenza. Le ombre lunghe delle figure, della statua, di uno dei palazzi fissano il tempo nell'ora malinconica del tramonto. In quell'ora silenziosa l'atmosfera sospesa della piazza trova uno spessore quasi palpabile: il senso del vuoto acquista forma, l'assenza diventa presenza pittorica in un gioco ossimorico del doppio e della contraddizione - caro a de Chirico - che muove continuamente dal piano della teoria filosofica a quello della teoria pittorica, e viceversa