Lot Essay
‘Per me la luce non è l'esito di un'immagine, ma la somma di immagini differenti in un movimento continuo di evoluzione. La nozione di una luce come semplice osservazione sarebbe niente se non fosse per il suo ruolo diretto nella dinamica essenziale di come sorge la vita.'
‘For me light is not the outcome of an image, but the sum of different images in a continuous evolutionary movement. The idea of a light as a straightforward observation would be nothing were it not for its direct role in the essential dynamic of how life arises.’
FRANCESCO LO SAVIO
Spazio luce (1960) di Francesco Lo Savio risplende di una misteriosa luminosità, una striscia bruno-dorata - oppure oro bruna - che sembra emettere luce dalla superficie della tela stessa. Un momento folgorante nella serie omonima di dipinti, la padronanza di Lo Savio dei colori acrilici permea l'intero campo di colore dell'opera di una risonanza intensa; applicando strati di colore uno sopra l'altro, l'artista costruisce una struttura complessa di luce sottilmente graduata all'interno delle tonalità brune e dorate della superficie e conferisce all'opera una sensazione palpabile di vita, che tuttavia conserva una bella, intrigante, indeterminatezza.
Morto tragicamente nel 1963 all'età di 28 anni, in soli quattro anni di lavoro, Lo Savio è riuscito a conquistare tanto. Nelle pitture di Spazio luce, come anche nei Filtri (soli effervescenti di luce ottenuti dalla sovvraposizione di strati di carta semitrasparente) e nei Metalli (lastre metalliche curve o angolari di nero profondissimo), Lo Savio ha costruito un corpus rivoluzionario che esaminava il rapporto tra visivo e fisico in modi radicalmente innovativi. Infatti, mentre molti artisti della sua generazione indagavano sullo spazio, Lo Savio, considerato a volte il precursore del Minimalismo americano, si è distinto per la sua analisi particolarmente accurata delle proprietà della luce; le sue opere offrono un efficace modello sperimentazione dell'esperienza ottica, rigorosamente concettualizzate e costruite per illuminare la nostra percezione della luce stessa.
Francesco Lo Savio’s Spazio luce (1960) glows with a mysterious luminosity, a panel of golden brown – or brown-gold – that seems to emit light from the surface of the canvas itself. A stunning instalment in the artist’s series of paintings under this name, Lo Savio’s skilful handling of his acrylic paint imbues the work’s all-encompassing field of colour with a rich resonance; applying layers of colour over one another, the artist builds up a complex structure of subtly gradated light within the brown and gold tones of the work’s surface, giving the work with a palpable sense of life that nonetheless maintains a tantalising, beautiful indefiniteness.
Tragically dying in 1963 at the age of 28, Lo Savio achieved a remarkable amount in a career that spanned only four years. In his Spazio luce paintings, as well as his Filtri (effervescent suns of light produced by layering sheets of translucent paper) and Metalli (curved or angular sheets of metal in abysmal black), Lo Savio produced a revolutionary body of work that explored the relationship between the visual and physical in radical new ways. Indeed, while many Italian artists of Lo Savio’s generation were investigating space, Lo Savio, sometimes thought of as a precursor to American Minimalism, stands out for his particularly close attention to the properties of light; his artworks serve as clinical experiments in optical experience, rigorously conceptualised and designed in order to illuminate our sense of light itself.
‘For me light is not the outcome of an image, but the sum of different images in a continuous evolutionary movement. The idea of a light as a straightforward observation would be nothing were it not for its direct role in the essential dynamic of how life arises.’
FRANCESCO LO SAVIO
Spazio luce (1960) di Francesco Lo Savio risplende di una misteriosa luminosità, una striscia bruno-dorata - oppure oro bruna - che sembra emettere luce dalla superficie della tela stessa. Un momento folgorante nella serie omonima di dipinti, la padronanza di Lo Savio dei colori acrilici permea l'intero campo di colore dell'opera di una risonanza intensa; applicando strati di colore uno sopra l'altro, l'artista costruisce una struttura complessa di luce sottilmente graduata all'interno delle tonalità brune e dorate della superficie e conferisce all'opera una sensazione palpabile di vita, che tuttavia conserva una bella, intrigante, indeterminatezza.
Morto tragicamente nel 1963 all'età di 28 anni, in soli quattro anni di lavoro, Lo Savio è riuscito a conquistare tanto. Nelle pitture di Spazio luce, come anche nei Filtri (soli effervescenti di luce ottenuti dalla sovvraposizione di strati di carta semitrasparente) e nei Metalli (lastre metalliche curve o angolari di nero profondissimo), Lo Savio ha costruito un corpus rivoluzionario che esaminava il rapporto tra visivo e fisico in modi radicalmente innovativi. Infatti, mentre molti artisti della sua generazione indagavano sullo spazio, Lo Savio, considerato a volte il precursore del Minimalismo americano, si è distinto per la sua analisi particolarmente accurata delle proprietà della luce; le sue opere offrono un efficace modello sperimentazione dell'esperienza ottica, rigorosamente concettualizzate e costruite per illuminare la nostra percezione della luce stessa.
Francesco Lo Savio’s Spazio luce (1960) glows with a mysterious luminosity, a panel of golden brown – or brown-gold – that seems to emit light from the surface of the canvas itself. A stunning instalment in the artist’s series of paintings under this name, Lo Savio’s skilful handling of his acrylic paint imbues the work’s all-encompassing field of colour with a rich resonance; applying layers of colour over one another, the artist builds up a complex structure of subtly gradated light within the brown and gold tones of the work’s surface, giving the work with a palpable sense of life that nonetheless maintains a tantalising, beautiful indefiniteness.
Tragically dying in 1963 at the age of 28, Lo Savio achieved a remarkable amount in a career that spanned only four years. In his Spazio luce paintings, as well as his Filtri (effervescent suns of light produced by layering sheets of translucent paper) and Metalli (curved or angular sheets of metal in abysmal black), Lo Savio produced a revolutionary body of work that explored the relationship between the visual and physical in radical new ways. Indeed, while many Italian artists of Lo Savio’s generation were investigating space, Lo Savio, sometimes thought of as a precursor to American Minimalism, stands out for his particularly close attention to the properties of light; his artworks serve as clinical experiments in optical experience, rigorously conceptualised and designed in order to illuminate our sense of light itself.