Lot Essay
Il luminoso paesaggio qui presentato raffigura la cittadina rivierasca al tempo in cui faceva ancora parte del Regno di Sardegna. Si tratta di una località molto amata dall'artista bellunese, che vi si era recato per la prima volta nel 1849 e che più volte tornerà a visitarla in seguito, in particolare nel 1851, anno che compare sul nostro dipinto e in altre vedute di Nizza presenti anche alla recente mostra tenuta a Roma, Palazzo Braschi, nel 2005-2006. Le circostanze del soggiorno di Caffi in Piemonte e in Liguria si legano, come è noto, a quelle dell'esilio a cui era stato condannato nel 1849 per la sua partecipazione ai moti risorgimentali. Trascorso un anno a Genova, il Caffi si trasferì a Torino, che nel corso degli anni Cinquanta sarebbe divenuta capitale politico-culturale dell'Italia Unita, prima ancora di diventarne la capitale politico-amministrativa. Qui si fermò fino al 1853, aprendovi uno studio. Nella nostra veduta la cittadina di Nizza è ritratta dall'alto con il borgo costiero che si distende ai due lati della rocca. I colori brillanti sono giocati sulle tonalità del bruno e dell'azzurro, del giallo senape e del verde oliva, a definire l'ampia terra digradante verso il mare, parte boscosa, parte a prato, ancora brulla e selvaggia. La città è ritratta in modo ravvicinato, quasi da apparire reale e tangibile. Oltre il borgo marino, la vista spazia contemplando le insenature che, in successione, si spingono verso occidente. Sul mare calmo e luminoso veleggiano alcune barche. La Veduta di Nizza da Villafranca si configura dunque come un importante documento di rarissima e altissima qualità artistica della produzione dell'errante pittore bellunese nei tre anni della sua permanenza a Torino. La tela è notevole all'interno del confronto sull'uso della prospettiva, soprattutto quella 'a volo d'uccello' nella pittura di paesaggio, una tecnica che a Torino godeva di una lunga e consolidata tradizione, a partire dalle vedute di Giovanni Pietro Bagetti. Come altri paesaggi di Ippolito Caffi, qualificati dalla straordinaria abilità nella resa luminosa, il nostro dipinto appare di gran rilevanza anche se osservato dal punto di vista della luce. L'atteggiamento sperimentale dell'artista, a questo proposito, emerge anche dal confronto con una veduta dello stesso luogo, proposta con la medesima inquadratura ma nella mobile atmosfera di un tramonto caliginoso (Venezia, Ca' Pesaro). Nella Veduta qui presentata il paesaggio è immerso in una luce netta, che fa emergere distintamente la plasticità delle scogliere rocciose, delle macchie boschive, delle architetture. Calda è la luce dell'acqua del mare, chiara e trasparente sotto un cielo smagliante che vira nei colori rosati dell'aurora.