Lot Essay
Il dipinto è stato reso noto dal Busiri Vici, che puntualizzando i termini della collaborazione tra van Bloemen e Costanzi lo considerava 'veramente una delle pietre miliari nella lunga e fruttuosa collaborazione tra i due pittori e lo si può a ragione considerare tra le opere più importanti della pittura romana del Settecento. Il paesaggio, in cui van Bloemen riassume i suoi modi espressivi, è impostato sulla vista dell'abside di San Giovanni e Paolo e sullo sfondo dietro l'arco al centro. La scena del Nuovo Testamento ed i due filosofi di secondo piano sono di un Placido Costanzi al meglio della sua capacità pittorica. La tela è certamente coeva alle due tele del Caffehaus del Quirinale e quindi del 1742, e doveva anche avere un pendant, forse un episodio del Vecchio Testamento, ambientato in una Villa Romana o in un paesaggio pastorale e che potrebbe forse essere quel dipinto con l'episodio di Mosè che scaccia i pastori dal pozzo di cui parla Nicola Pio nella sua 'Vita' di Placido Costanzi' (n. cat. 343).
Effettivamente il contributo di Placido Costanzi al presente dipinto ne costituisce un elemento essenziale. Aderendo alla tendenza al classicismo propria dell'ambiente artistico riconducibile a Carlo Maratta (anch'egli, peraltro, autore di figure nei dipinti di van Bloemen), Costanzi cita nel gruppo con il Cristo e la Samaritana l'analogo dettaglio dell'opera omonima di Annibale Carracci a Milano, Pinacoteca di Brera, eseguita nell'ultimo decennio del Cinquecento, molto nota anche attraverso incisioni. Il che dà consistenza all'affermazione del Busiri Vici, per il quale 'è vivo anche il richiamo ad opere di Carracci e Domenichino' (cf. A Busiri Vici, cit., p. 144).
La collaborazione tra Costanzi e van Bloemen dovrebbe essere iniziata a partire dalla Scena arcadica con vista su Roma a Roma, Galleria Nazionale dell'Accademia di San Luca, un'opera del 1736, e secondo Busiri Vici certamente proseguì almeno fino al 1744 (cf. A Busiri Vici, cit., p. 135, n. cat. 316; pp. 135-144).
Effettivamente il contributo di Placido Costanzi al presente dipinto ne costituisce un elemento essenziale. Aderendo alla tendenza al classicismo propria dell'ambiente artistico riconducibile a Carlo Maratta (anch'egli, peraltro, autore di figure nei dipinti di van Bloemen), Costanzi cita nel gruppo con il Cristo e la Samaritana l'analogo dettaglio dell'opera omonima di Annibale Carracci a Milano, Pinacoteca di Brera, eseguita nell'ultimo decennio del Cinquecento, molto nota anche attraverso incisioni. Il che dà consistenza all'affermazione del Busiri Vici, per il quale 'è vivo anche il richiamo ad opere di Carracci e Domenichino' (cf. A Busiri Vici, cit., p. 144).
La collaborazione tra Costanzi e van Bloemen dovrebbe essere iniziata a partire dalla Scena arcadica con vista su Roma a Roma, Galleria Nazionale dell'Accademia di San Luca, un'opera del 1736, e secondo Busiri Vici certamente proseguì almeno fino al 1744 (cf. A Busiri Vici, cit., p. 135, n. cat. 316; pp. 135-144).