拍品專文
Quando, nel 1961, su un fondo nero, verniciato fino a diventare specchiante, ho cominciato a dipingere il mio viso, l'ho visto venirmi incontro, staccandosi dallo spazio di un ambiente in cui tutto si muoveva, e ne sono rimasto scioccato. Mi sono anche accorto che non dovevo più guardarmi nello specchio, ma che potevo copiarmi guardandomi direttamente sulla tela.
Michelangelo Pistoletto
In una importantissima serie di dipinti realizzati all'inizio degli anni Sessanta, Michelangelo Pistoletto configura quelle che saranno le direzioni della sua ricerca negli anni successivi. In queste tele appaiono per la prima volta delle ampie superfici riflettenti che circondano le figure e che anticipano evidentemente l'acciaio inox lucidato a specchio che caratterizzerà gran parte della produzione successiva.
L'opera che presentiamo è parte di una serie di autoritratti intitolati l presente realizzati nel 1961. Come il fondo argento di alcuni Autoritratti dei primi anni Sessanta, quello nero dei dipinti di questa serie si presta a registrare la presenza dello spettatore e dell'ambiente che lo circonda, entrambi riflessi nella superficie lucida. L'artista ricorda come una casualità l'aver notato che lo spazio circostante si rifletteva all'interno di una tela che agli aveva reso lucidissima con una vernice del tipo di quelle usate per le barche. Come in molti degli eventi artistici definiti 'casuali', il caso ha in realtà un ruolo limitato, quello di innescare un processo. Il presupposto necessario è al contrario la capacità dell'artista di registrare alcuni fenomeni, di utilizzarli a fini espressivi e, infine, di produrre opere significative. Pistoletto sfrutta quindi la 'complicità' dei materiali per trovare la risposta ai problemi che si stava ponendo in quel momento: far dialogare la figura dipinta coll'ambiente reale circostante, immettere il caso e il flusso del tempo presente nell'opera d'arte.
La figura di questo dipinto si presenta seduta, con le braccia che cadono pesantemente. Se il nero in cui è avvolta può ricordare quello di certi dipinti rinascimentali, l'intento espressivo è opposto. Mentre nel Rinascimento si puntava ad esaltare la singolarità e l'individualità, si cercava di trasmettere quanto di irripetibile rendeva unico il personaggio rappresentato, qui siamo di fronte a una rappresentazione neutra e offuscata della figura. L'uomo contemporaneo, conscio di essere immerso nell'anonimato, può essere rappresentato solo con fattezze indistinte. È soltanto il caratteristico volto allungato di Pistoletto che rende il dipinto immediatamente identificabile come autoritratto. L'artista però non racconta nulla di se stesso, non si sofferma sui dettagli personali, ma utilizza la sua immagine come esempio, come raffigurazione dell'uomo in generale. Lo spazio nero che la circonda accresce l'isolamento in cui il personaggio è immerso, il suo carattere anonimo è sottolineato dall'abbigliamento, un abito scuro impersonale come un'uniforme.
L'artista, prescindendo dai caratteri individuali, arriva così a scrutare la condizione esistenziale dell'uomo moderno. Dal punto di vista pittorico il raffronto pi vicino e calzante è sicuramente Francis Bacon, ma si avverte chiaramente che questa serie di dipinti di Pistoletto è proiettata verso il superamento delle poetiche espressioniste. Se l'inquietudine esistenziale è infatti un elemento tipico degli anni Cinquanta, la tendenza alla monocromia e a una resa oggettiva annunciano il decennio successivo.
In ogni caso, la caratteristica più innovativa di questi dipinti, quella che li rende una straordinaria anticipazione delle superfici specchianti, è la rinuncia ad ogni pretesa di controllo totale sull'opera da parte di chi la esegue. Pistoletto ammette la scomparsa dell'artista come demiurgo onnipotente, inaugurando la concezione di produzione artistica come spazio aperto, pronto a modificarsi continuamente accogliendo al suo interno il riflesso del tempo dello spettatore.